«Studi Cassinati», anno 2023, nn. 2-3
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di
Franco Di Meo
Nasce a Vallerotonda in provincia di Frosinone il 15 settembre 1926; qui trascorre la sua fanciullezza e frequenta le prime classi elementari e prosegue gli studi superiori, fino al liceo, presso l’Abbazia di Montecassino. Sono questi gli anni del secondo conflitto mondiale e di tutte le vicissitudini legate alla battaglia di Cassino; avvenimenti che Verrecchia vive pesantemente. Durante il bombardamento alleato del Monastero muore la madre, colpita da una bomba e, da quanto riferitoci, proprio in sua presenza.
Al termine della guerra, a circa 19 anni, si trasferisce a Torino dove inizia i suoi studi universitari nella Facoltà di Lingue e Letterature Straniere.
Nel 1950 – a 24 anni, viene nominato guardiaparco e, per circa tre anni, dal 1950 al 1953, svolge tale incarico nel Parco Nazionale del Gran Paradiso. Risiede prima a Vieyes, una frazione del Comune di Aymavilles in provincia di Aosta (nella Valle di Cogne a ridosso del Monte Grivola) poi, dal settembre del 1951, viene trasferito a Ceresole Reale (rifugio di Bastalon).
In questi tre anni si dedica alla stesura del suo primo libro il Diario del Gran Paradiso dove trascrive, quasi quotidianamente, le sue esperienze e, particolare ed incessante, è il suo interesse verso quella natura e verso gli animali che la popolano: stambecchi, camosci, marmotte, volpi, scoiattoli. A primo impatto è questo un vero e proprio trattato di etologia con interessanti, spassionati parallelismi tra il comportamento degli animali e dell’uomo. Nell’Introduzione aveva avuto modo di sottolineare: «Ma volevo anche cancellare i ricordi, duri a morire, di quello che pochi anni prima avevo visto e subìto durante la lunga ed atroce battaglia di Cassino, di cui noi civili eravamo stati le vittime più innocenti». Ed ancora, tra i pochissimi riferimenti alla sua terra d’origine, (pagg. 232-236), richiama il triste ricordo del bombardamento di Cassino del 15 febbraio del 1944, «il ricordo di quell’infamia» e l’«incontro con gli alleati, per la precisione con le truppe francesi comandate dal generale Juin, segnò l’inizio di una nuova odissea, sotto molti aspetti peggiore della prima. Spesso i liberatori dimostravano di saper liberare la povera gente anche dalla vita. La mia fu risparmiata dal caso, solo dal caso. E qui mi fermo».
Terminato il suo incarico nel Parco del Gran Paradiso, si trasferisce a Torino; compie frequenti viaggi e soggiorni a Berlino dove perfeziona il suo tedesco. Consegue la laurea in Germanistica e grazie alla perfetta conoscenza del tedesco supera un concorso come addetto culturale presso l’Istituto italiano di cultura a Vienna ed inizia inoltre la sua attività di traduttore e collaboratore nelle pagine de «Il Resto del Carlino», «La Stampa», «Il Giornale», del «Die Presse» e «Die Welt». Di fatto alterna la sua residenza tra Torino, Vienna e Berlino.
Come riportato da Gianmario Ricchezza, scrittore ed amico del filosofo vallerotondano, nell’articolo Ricordo di Anacleto Verrecchia 2012, presta servizio militare nel senese, periodo militare che Verrecchia così definisce: «Sono stato una parodia del soldato». Ricchezza scrive ancora, nello stesso articolo, che «cominciò a lavorare come impiegato, al servizio pubblicità di una casa farmaceutica e al recupero crediti di una casa editrice. Insegnante di scuola media, adorato dagli studenti, lasciò l’insegnamento per contrasti con il preside ed il ministero».
Dall’Introduzione a Il Cantore Filosofo- Scritti su Wagner stilata da Marco Lanterna, si apprende inoltre che andò a risiedere, per un certo periodo, a Cervo Ligure e il Lanterna così scrive «mi pare ancora di vederlo, nel fresco della sua casa, quasi come un personaggio del De Oratore tulliano: sorridente, curato, l’occhio vispo, la voce un poco arrochita ma sempre carezzevole (tranne quando magari s’inalberava per fustigare qualche professore mercenario dello spirito)».
Sposa Silvana Lenti, insegnante di matematica, presumibilmente negli anni ‘70 ma di questo lieto evento non abbiamo precise notizie. Alla sua Silvana dedica la pubblicazione de Incontri viennesi.
Nel 1978 appare la prima edizione de La catastrofe di Nietzsche a Torino – Einaudi. Attenta analisi su questa prima edizione fu fatta dal filosofo Rosario Vittorio Cristaldi (1941-1993) su «Rivista di Filosofia Neoscolastica», ottobre-dicembre 1978, fasc. IV. A questa prima edizione seguono altre nel 1986 a Vienna, in tedesco edizione Bohlaus, poi nel 1997 edizione Bompiani ed ancora nel 2003, sempre Bompiani, con la prefazione di Vittorio Sgarbi che così si esprime «Nessuno in Italia conosce il pensiero di Nietzsche meglio di Anacleto Verrecchia». Ultima, del 2022, Firenze Clinamen, quella curata da Marco Lanterna.
L’8 luglio 1985 ad Altembeg (sulla riva destra del Danubio a venti Km da Vienna) incontra Konrad Lorenz, premio Nobel per la medicina e la fisiologia. L’incontro-intervista si tiene appunto nella casa natale di Lorenz come ricordato in Incontri Viennesi (Genova – Ed. Marietti 1990). Il testo contiene numerose altri interessanti dialoghi e interviste tra cui, molto profondo ed ampio, è il colloquio con il filosofo austriaco Karl Raimund Popper.
Del 1991 è la pubblicazione della prima edizione di Cieli d’Italia (Spirali/Vel-1991) con prefazione del filosofo e politico italiano Vittorio Mathieu (1923-2020). L’opera contiene uno dei rari scritti che il Verrecchia dedica alla sua terra natia. Descrive e racconta, in uno stile che definirei unico, insolito al suo consueto stile, commediale, un singolare personaggio della sua Vallerotonda: Amilcare.
È del 1995 Giuseppe Prezzolini: l’eretico dello spirito italiano (Torino-Fogola, 1995). Verrecchia conosce Prezzolini nei primi anni ‘70 quando Prezzolini aveva ben 88 anni, ma fu un’amicizia intensa; Verrecchia è stato l’amico dei 90 anni di Prezzolini e ne scrive la biografia-ricordo più intensa, più attenta, fra memorie culturali e umane, carteggi inediti e racconti trascritti nel “dopocena”.
Nel 1995 riceve, a Ravenna, il «Premio Guidarello per il giornalismo d’Autore» (altri destinatari dello stesso Premio, nel tempo: Sandro Ciotti 1996, Lucia Annunziata 1996, Giorgio Bocca 1982, Carlo Rubbia 1989, Alberto Moravia 1990, Enzo Biagi 1994, Arrigo Levi 2006, Oriana Fallaci 2008).
Il 1999 è l’anno della prima edizione, in tedesco, de Giordano Bruno (Wien-Bohlau, 1999) alla quale segue l’edizione italiana Giordano Bruno: La falena dello spirito (Roma-Donzelli 2002). Come lo definisce l’Autore, questo è un libro di passione; un ritratto dell’uomo un ulteriore sostegno alla tardiva riabilitazione ed una partecipazione al trionfo postumo del frate-filosofo.
Nel 2000 è a New York. Apprendiamo di questo periodo trascorso negli Stati Uniti dall’articolo della giornalista Marina Rota – Un Anticristo goloso – pubblicato sulla rivista «Piemontemese» del 1/3/2012 richiamando lo scritto di Verrecchia che tratta del rinvenimento di una lettera confidenziale che Nietzsche avrebbe spedito all’americano Karl Knorts (storico di letteratura) e relativa al soggiorno che il filosofo del “superuomo” trascorse a Torino.
Del 1998-2011 sono Le Lettere Mercuriali (pubblicate a Torino, ed. Fogola, nel 2014 con prefazione di Gianmario Ricchezza). Si tratta dell’opera testamento di Verrecchia, quella a cui lavorò durante la vecchiaia. Sono immaginari-dispacci che Mercurio invia al padre Giove dall’odierna terra in sfacelo; piccoli capolavori di brio, profondità e nichilismo dato che alla fine Mercurio non può che invocare il «fulmine annientatore di Giove per l’uomo, creatura funesta e irredimibile».
All’età di ottantacinque anni Anacleto Verrecchia muore a Torino il 4 febbraio del 2012. Viene sepolto nel cimitero monumentale del capoluogo piemontese.
Numerosi gli scritti in omaggio alla sua memoria:
Gianmario Ricchezza – Torino 4 febbraio 2012: «… da qualche tempo era solito dire: “È ora di chiamare il falegname …” o “… Dovete portarmi alla discarica”»;
Marina Rota – Torino 8 febbraio 2012: «… abbiamo tutti apprezzato la tua genialità, l’arguzia, la chiarezza di pensiero, la tua generosità non solo umana, che pure era straordinaria, ma anche intellettuale …»;
Marco Lanterna – 10 maggio 2012: «… era un uomo antico abitato da uno spirito bambino; sempre generoso, signorile, di un’onestà adamantina, idolatrava la natura che gli forniva continue lezioni e immagini …»;
Pier Massimo Prosio – «Studi Piemontesi» 2012: «… mi piace sottolineare che quel soffio di bizzarria e di arguzia che si coglieva nei suoi libri era lo stesso che si provava con la conoscenza personale, a colloquio con lui, un’intelligenza mordace e un po’ dissacrante che faceva che ogni incontro fosse un’occasione di caustica ed avvincente conversazione …».
Altre opere di Anacleto Verrecchia
Rapsodia Viennese: luoghi e personaggi celebri della capitale danubiana, Donzelli, Roma 2003
Schopenhauer e la Vispa Teresa: l’Italia, le donne, le avventure, Donzelli, Roma 2005
Vagabondaggi culturali, Fogola, Torino 2008
La stufa dell’anticristo: altri vagabondaggi culturali, Fogola, Torino 2010
Batracomachia di Bayeruth. Nietzschiani contro wagneriani, Il Prato, Padova 2012
Il Cantore filosofo: scritti su Wagner, Clinamen, Firenze 2016
Il mastino del Parnaso. Elzeviri e polemiche, Clinamen, Firenze 2017
Meglio un demonio che un cretino, El Doctor Sax, Torrazza Piemonte 2023)
L’opera ed il pensiero del nostro conterraneo indubbiamente fondano le loro basi sul pensiero e sul pessimismo di Arthur Schopenhauer, considerato a tutti gli effetti un maestro da tradurre e continuare. Mi sia consentito inoltre, a chiusura di questo ricordo, una frase che il saggista Marco Lanterna menziona (Rai Cultura 7/2021 – in un servizio televisivo dedicato a Verrecchia). «… a chi sappia invece leggere e pensare, la pagina verrecchiana rivela affinità sicure e profonde con la nostra migliore prosa moralistica, poetica, libertina», e infine un aforisma, tra i suoi numerosissimi, che a mio avviso meglio descrive il pensiero verrecchiano: «Il mondo è un condominio tra la malvagità e la pazzia: l’una regna e l’altra comanda».
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