CONVEGNO A NAPOLI SU SAN GENNARO A MONTECASSINO

 

«Studi Cassinati», anno 2023, n. 4

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Sabato 18 novembre 2023, presso la Cappella del Tesoro di San Gennaro, nel Duomo di Napoli, si è tenuto un interessantissimo convegno su San Gennaro a Montecassino. Il trasferimento del Tesoro nella Seconda Guerra Mondiale, voluto in specie da Fabio Vecchiarino, già sindaco di San Pietro Infine, che ha messo assieme e coordinato le due anime coinvolte (quella napoletana della Cappella e quella di Cassino-Montecassino) contribuendo validamente all’organizzazione dell’importante evento.

I saluti di benvenuto sono stati portati da Riccardo Carafa d’Andria, vice presidente della Deputazione della Real Cappella del Tesoro di San Gennaro. I lavori sono stati introdotti da mons. Vincenzo De Gregorio, abate Prelato della Reale Cappella del Tesoro di San Gennaro e da dom Luca Fallica, abate di Montecassino. Le relazioni storiche sono state svolte da Alessandra Rullo (Museo e Real Bosco di Capodimonte) sul tema La salvaguardia dei beni culturali a Napoli prima e durante il secondo conflitto mondiale; da Laura Giusti (Museo del Tesoro di San Gennaro) su Il ricovero del Tesoro di San Gennaro a Montecassino e da Gaetano de Angelis-Curtis (Università degli Studi di Cassino) su I beni culturali a Montecassino: proprietà, deposito, prelievo, riconsegna, recupero. Le conclusioni sono state tratte da mons. Doriano Vincenzo De Luca che ha svolto anche le funzioni di moderatore mentre Bruno Tammaro Iannelli ha curato la scelta di testi che ha provveduto a leggere.

L’importante convegno ha ripercorso, anche alla luce di nuovi documenti rinvenuti, le vicende accadute a partire dall’estate del 1943 quando il principe Stefano Colonna di Paliano, vice presidente della Deputazione della Real Cappella, sollecitato dal soprintendente di Napoli Bruno Molajoli a mettere al sicuro il Tesoro di San Gennaro per sottrarlo ai pericoli di distruzione dovuti ai continui bombardamenti cui era soggetta la città di Napoli all’epoca, decise di portarlo a Montecassino, affidandolo all’abate Gregorio Diamare di cui aveva massima fiducia e ritenendo l’abbazia inviolabile e intoccabile dalla guerra. Quando poi il fronte bellico si avvicinò a Montecassino, si cominciarono a palesare i pericoli che correva la millenaria badia. Così l’abate Diamare per scongiurare la distruzione di tutto quel patrimonio artistico culturale di proprietà cassinese o dello Stato Italiano oppure quello depositato nel corso degli ultimi mesi (come il Tesoro di San Gennaro) e pur sapendo dei pericoli di eventuali sottrazioni e di possibili perdite durante il trasporto, acconsentì a che fosse portato via dai tedeschi in luoghi più sicuri. I beni di proprietà di Montecassino furono trasportati direttamente a Roma e rimasero sempre nella disponibilità dei monaci cassinesi. Approfittando di questa congiuntura favorevole, i monaci nascosero in mezzo alle cose di loro proprietà anche altri beni che erano stati loro consegnati in deposito come il Tesoro di San Gennaro. I tedeschi non seppero mai della loro presenza a Montecassino né di averli inconsapevolmente portarti a Roma e messi al sicuro. I beni di proprietà dello Stato Italiano, cui si aggiungevano anche quelli di vari Musei di Napoli (quadri, statue, materiali archeologici ecc.) affidati a Montecassino, furono invece inviati dai tedeschi in un deposito a Spoleto e da qui, dopo varie vicissitudini, riconsegnati alle autorità competenti italiane in due distinte cerimonie tenutesi a Roma l’8 dicembre 1943 e il 4 febbraio 1944. Tuttavia alcune importanti opere dei Musei napoletani furono sottratte e giunsero a Berlino (a fine guerra furono rinvenute e riportate in Italia). Nel frattempo il Tesoro di San Gennaro era stato consegnato dai cassinesi al Vaticano (dove giunsero in deposito migliaia di opere e capolavori dell’Italia centro-meridionale). Con la liberazione di Roma, il Vaticano restituì le casse contenenti il Tesoro di San Gennaro ai benedettini cassinesi che le depositarono a San Paolo fuori le mura. La situazione sociale a Roma era molto delicata per cui i monaci sollecitarono varie volte perché si provvedesse al recupero e al trasporto di quei preziosissimi materiali a Napoli, ma anche la città partenopea stava vivendo un periodo di forti criticità. Così solo quasi tre anni dopo il principe Stefano Colonna di Paliano poté organizzare il rientro a Napoli. Il 15 marzo 1947, accompagnato da Giuseppe Navarra, detto il «re di Poggioreale», andò a Roma, prelevò il Tesoro di San Gennaro e lo riportò nella sua sede. Fra l’altro una piacevole sorpresa ha fatto da commiato ai partecipanti al convegno all’uscita dal Duomo che hanno potuto ammirare proprio l’autovettura originale, una Lancia Artena messa a disposizione da un gentile collezionista, utilizzata per riportare a Napoli il Tesoro.

I lavori del convegno sono stati seguiti con partecipazione da un pubblico attento, interessato e partecipe. Alla fine degli interventi Gaetano de Angelis-Curtis ha inteso fare omaggio a ogni relatore di una copia del suo volume, appena pubblicato, inerente le questioni della salvaguardia del patrimonio artistico e culturale italiano negli anni di guerra:

Gaetano de Angelis-Curtis, Il salvataggio dei beni artistici, culturali e religiosi nel 1939-1944 tra Montecassino e le località di deposito dell’Italia centrale, Centro documentazione studi cassinati-Aps, Cassino 2023, pp. 176, illustr. col. e b./n.; f.to 21×29,7, ISBN 978-88-97592-70-9, € 30,00

Nel volume vengono ripercorse le vicende che portarono al salvataggio di centinaia e centinaia di opere d’arte italiane negli anni di guerra comprese quelle prelevate a Montecassino tra il 17 ottobre e il 3 novembre 1943, nonché quel che concerne il confine sottile tra salvataggio e saccheggio operato dai dei due ufficiali germanici, ten. col. Julius Schlegel e cap. medico Maximilian Becker, quindi il recupero e la riconsegna del patrimonio artistico e culturale e il ‘caso’ del gen. Frido von Senger und Etterlin, così come le vicissitudini del rinvenimento e del rientro dei beni artistici nazionali razziati o illegalmente esportati in Germania. Appaiono anche tratteggiate le figure di alcuni dei «Monuments man del Lazio meridionale e oltre»: mons. Gregorio Diamare, abate-vescovo di Montecassino; d. Tommaso Leccisotti, archivista di Montecassino; i soprintendenti Amedeo Maiuri, Pasquale Rotondi, Emilio Lavagnino ecc. In appendice un caso di sottrazione di beni privati: la «Biblioteca-archivio Sabatini» di Pescocostanzo.

… «Negli anni di guerra, e ancor di più nel corso del 1943-1944, si assistette a un vorticoso giro di trasferimenti di beni del patrimonio artistico nazionale dall’inestimabile valore spostati dalle sedi d’origine in luoghi ritenuti più sicuri, seppur soggetti a essere rimossi in caso fossero stati minacciati dagli eventi bellici o da fattori esterni, fino al definitivo ricovero in Vaticano, con viaggi man mano sempre più rischiosi e pericolosi a causa dell’avvicinarsi del fronte di guerra, fatti con mezzi (camion, autovetture ma anche con voli aerei) avviatisi sulle vie dell’Italia prima dai vari centri verso la periferia e poi dai depositi decentrati in direzione della Santa Sede, percorrendo centinaia e centinaia di chilometri su strade dissestate, talora sotto attacchi aerei e mentre infuriava la battaglia, molto spesso con il favore dell’oscurità, anche a fari spenti e al buio per non essere individuati, a volte sotto una pioggia torrenziale o con freddo intenso, neve, nebbia, ghiaccio, dovendo provvedere a imballare le opere, a caricarle, sovraccaricando i veicoli, e poi a scaricarle, preoccupandosi di reperire, sempre con estrema difficoltà, i mezzi da adibire al trasporto e i carburanti, superando enormi difficoltà compresi i timori degli autisti, con il coinvolgimento di molto personale del ministero dell’Educazione Nazionale, dirigenti, funzionari, soprintendenti, custodi, facchini e poi imballatori, autisti, operai, scortati talvolta da poliziotti italiani ma soprattutto da ufficiali tedeschi delle SS. In quel frenetico turbinio di trasporti non un solo camion venne perso in seguito ad attacchi bellici, non una sola opera d’arte andò distrutta e nemmeno danneggiata nonostante le numerose operazioni di carico e scarico dei materiali effettuate anche sotto i bombardamenti e nonostante il transito su strade quasi impercorribili» (gdac).

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L’ultimo lavoro di Gaetano de Angelis Curtis, presidente del CDSC-aps, offre finalmente una vasta, approfondita e documentata esposizione di quello che realmente accadde nell’autunno del 1943, quando Montecassino era negli obiettivi dei bombardamenti anglo americani e i tedeschi si fecero carico di portare in salvo tutto il patrimonio artistico, religioso e culturale dell’abbazia, e non solo: nel monastero erano stati trasferiti i preziosi beni come il Keats and Shelley Memorial, il Tesoro di San Gennaro, quelli del Museo archeologico nazionale di Napoli – Galleria Nazionale di Capodimonte, del Museo archeologico di Siracusa con la preziosa collezione numismatica, l’Archivio Savoia, le Pergamene di Gaeta. L’operazione di salvataggio, unica al mondo nel suo genere, fu accompagnata da forti polemiche da parte degli Alleati, che denunciavano il meschino mezzo per trafugare i tesori custoditi in Abbazia e trasportarli in Germania.

Nulla di tutto questo, nel libro si seguono scrupolosamente tutti i passaggi del trasferimento, la questione della restituzione delle opere e di quelle comunque mancanti.

Si pone fine, così, al lungo e controverso dibattito sulle presunte o reali intenzioni naziste riguardo a quei tesori. Ma si rende finalmente merito ai protagonisti che si impegnarono a fondo per assicurarci la fruizione di quel patrimonio della nostra civiltà.

                                                                               Emilio Pistilli

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