«I LUOGHI DELLE BATTAGLIE SU MONTECASSINO» (IL CONFLITTO MONDIALE: GENNAIO – MAGGIO 1944) CASSINO – TERELLE – VILLA S. LUCIA

«Studi Cassinati», anno 2024, n. 2

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di

Carlo Scappaticci

L’80° ANNIVERSARIO

Saranno per i miei anni di lavoro, trascorsi per la tutela e valorizzazione dei monumenti e del territorio della provincia di Frosinone, che mi trovo sensibile al capillare lavoro ovunque promosso in Europa per la divulgazione dei memorabilia riguardanti gli eventi storici del II° conflitto mondiale, e magistralmente riproposti anche nel cassinate per il suo 80° anniversario, specie per le giovani generazioni di adulti futuri. Trovo ora giusto in questa sede anche un approfondimento, spero utile e concreto, per la conoscenza e la valorizzazione di quei luoghi che furono il teatro operativo delle battaglie di Montecassino ed oggi iscritti al patrimonio della Nazione per la loro alta testimonianza storica. Con l’ottica di un’informazione su quanto attuato per la tutela, ad imperitura memoria, rendo quindi questo mio lavoro per una particolare attenzione su quegli eventi epici e per i suoi eroi che caddero strenuamente per la nostra libertà sotto il fuoco contrapposto.

L’allora Ministero per i Beni ed Attività Culturali e del Turismo (oggi Ministero delle Cultura), con Decreto ministeriale emesso il 10 luglio 2018 rep. n. 46, ai sensi del D. Lgs. 22 gennaio 2004 n. 42 art. 10 c. 3, lett. d), interessando un’area di 732 ettari sulle alture nell’intorno dell’Abbazia di Montecassino e ricadente tra i comuni di Cassino, Terelle e Villa S. Lucia, istituì un vincolo definitivo d’interesse monumentale su I Luoghi delle battaglie su Montecassino (II conflitto mondiale: gennaio – maggio 1944) quale «cornice naturale degli accadimenti epici e clamorosi avvenuti durante le battaglie dell’ultimo conflitto mondiale che si svolsero da gennaio a maggio del 1944 nell’immediato intorno della Abbazia di Montecassino e rappresentano, un alto valore di testimonianza storica per la Nazione, concretizzandosi come un sacrario naturale, per l’alto tributo di sangue versato e la particolare connotazione strategica nei piani dei comandanti degli schieramenti contrapposti. In tali luoghi vengono pertanto riconosciuti alti interessi culturali ad imperitura memoria di quanti, combattendo valorosamente, si sacrificarono per un ideale comune di libertà, per cui gli stessi sono ritenuti meritevoli della più rigorosa tutela e conservazione per un pubblico interesse».

Evidenzio che lo Stato impone un vincolo storico-monumentale su un bene solo quando, concluso favorevolmente il suo procedimento di verifica d’interesse culturale, ne decreta il riconoscimento e lo iscrive al patrimonio culturale della Nazione, con l’obbligo della sua conservazione.

I BENI CULTURALI – PRINCIPI FONDAMENTALI NEL DIRITTO

La finalità della tutela è, come la parola evoca, anzitutto conservativa e difensiva perché il bene si mantenga indissolubile e inalterato anche per la posterità, per cui vi è piena spiegazione nel fatto che una compromissione futura del bene venga poi ad essere contrastata con l’applicazione dei tipici mezzi giuridici protettivi previsti. Rimane così a cura della collettività la sua conservazione, che solo se edotta nella coscienza non perviene all’incuria della cosa di cui si è riconosciuto il valore. Prima di entrare nel dettaglio di quanto il vincolo tratta nello specifico, serve introdurre una sintesi giuridica sul concetto del significato di “patrimonio storico – artistico”, ovvero di “bene culturale”, per comprenderne il significato legale e che nel tempo ha sempre di più acquisito una valenza identitaria tra i popoli europei.

La questione della tutela dei beni sul nostro territorio nazionale ha radici legislative antiche, risalenti sin dai tempi pre-unitari, poi sviluppatasi per una maturata coscienza ed esigenza di tutela del vasto patrimonio culturale nelle varie regioni italiche. Le principali disposizioni adottate in materia dopo l’Unità d’Italia sono:

– la «Legge Nasi» (ministro dell’Istruzione del 1902) prima legislazione organica;

– la «Legge Rosadi» (ministro dell’Istruzione del 1909) estesa nel 1912 a parchi e ville per i provvedimenti di tutela del paesaggio nazionale;

– la Legge 1 giugno 1939, n. 1089 sulla Tutela delle cose d’interesse Artistico o Storico;

– l’articolo 91 della Costituzione della Repubblica italiana, entrata in vigore il 1° gennaio 1948, come voluto dall’Assemblea Costituente che nell’immediato dopo-guerra riprese il tema della tutela dei beni culturali, e da lì in poi recepito come orientamento per tutta la legislazione italiana successiva per la salvaguardia del patrimonio scientifico, ambientale e culturale, in quanto espressione identitaria della Nazione;

– la «Legge on. Franceschini» del 26 aprile 1964 n. 310 cui si deve l’introduzione del significato giuridico di “testimonianza materiale avente valore di civiltà”, nonché il concetto di bene culturale2;

– il Decreto legislativo 29/10/1999 n. 490 Testo unico in materia di beni culturali e ambientali, G.U. 27/12/19993;

– il D. Lgs. 22 gennaio 2004 n. 42, G.U. 24/2/2004 n. 45 – Suppl. Ordinario n. 284, Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, elaborato dall’allora ministro dei Beni e delle Attività Culturali Giuliano Urbani.

LA VISIONE GIURIDICA DEI BENI CULTURALI IN EUROPA

«I danni arrecati ai beni culturali, a qualsiasi popolo essi appartengano, costituiscono danno al patrimonio culturale dell’umanità intera, poiché ogni popolo contribuisce alla cultura mondiale».

In seguito alle devastazioni del patrimonio culturale, causate ovunque dalle guerre combattute nel Novecento, nel 1954 è stato sottoscritto a L’Aia, in Olanda, il Trattato internazionale intitolato Convenzione per la protezione dei Beni Culturali in caso di conflitto armato – L’Aia 1954, con il preciso obiettivo di proteggere il patrimonio artistico dai danni procurati dagli eventi bellici. Attualmente i Paesi firmatari sono 132 e l’Italia ha ratificato la Convenzione nel 1958. Una delle caratteristiche maggiormente rilevanti del trattato è che i beni culturali sono intesi come «patrimonio culturale dell’umanità intera» e non in quanto appartenenti solo ad un determinato territorio. In sostanza, anche con l’introduzione della Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo «1.1. Una risorsa per tutti, una responsabilità per tutti», del 22 luglio 2014, la tutela dei beni culturali è quindi intesa in tutta l’Europa unita come valore di civiltà che contraddistingue l’agire umano nella sua storia. Il compito delle nuove generazioni è quello di mantenere viva la memoria di ciascun popolo, in quanto elemento identitario che lo caratterizza e rappresenta.

IL VINCOLO MINISTERIALE: I LUOGHI DELLE BATTAGLIE SU MONTECASSINO

Planimetria generale.

Il Decreto ministeriale n. 46 del 10 luglio 2018 viene emesso dalla Commissione Regionale per la Tutela del Patrimonio Culturale del Lazio composta da tutti i suoi Soprintendenti territoriali e presieduta dal segretario Regionale del Ministero dei Beni e dell’Attività Culturali e del Turismo del Lazio (oggi Ministero della Cultura), e decreta l’insieme territoriale costituente il complesso denominato I luoghi delle Battaglie su Montecassino (II conflitto mondiale: gennaio – maggio 1944), sito nei comuni di Cassino (Fr), Terelle (Fr) e Villa Santa Lucia (Fr), meglio individuato nelle sue premesse e descritto negli allegati, di essere d’ interesse storico-artistico ai sensi dell’art. 10, c. 3, lett d) del D.lgs.vo 22 gennaio 2004, n. 42 e s.m.i. e conseguentemente sottoposto a tutte le disposizioni di tutela contenute nel predetto decreto legislativo.

Le località interessate dal dispositivo:

Cassino:            – Monte Castellone q. 771 slm            – Colle Maiola q. 481 slm

                        – Colle S. Angelo q. 609 slm             – «Cavendish Road»

                        – Colle S. Comeo q. 601 slm              – Montemaggio q. 577 slm

                        – Casa del Dottore q. 580 slm             – Monte Calvario (Obelisco – «SnaKe’s Head Ridge») q. 593

                        – Convento Albaneta q. 470 slm         – Case d’Onofrio q. 410 slm

                        – Abbazia di Montecassino q. 516 slm – Valle della Morte (Cimitero polacco) q. 450 slm   

                        – Monte Venere q. 435 slm

Terelle:             – Loc. Monte Castellone q. 771 slm

Villa S. Lucia:   – Loc. Monte Castellone q. 771 slm    – Colle S. Angelo q. 593 slm –

                        – Croce q. 575 slm e q. 505 slm.

Con una citazione tratta da L’inferno di Montecassino. La battaglia decisiva della campagna d’Italia, Edizioni Oscar Mondadori 2004 di Peter Caddick-Adams (storico militare UK Defence Academy e membro della Royal Historical Society), riportata nell’introduzione, si motiva subito l’essenza del vincolo, la crudeltà degli eventi e tutto il valore degli uomini che vi presero parte:

Ad perpetua rei memoriam

«Insieme allo sbarco in Normandia e all’assedio di Stalingrado, la battaglia di Montecassino è tra gli eventi più noti e studiati della Seconda guerra mondiale, perché nessun’altra campagna bellica del teatro europeo ha coinvolto tante diverse nazionalità e culture.  …. Montecassino fu presa “alla vecchia maniera”, grazie a un enorme sacrifico della fanteria»

PREMESSA

Come si dispone nel Decreto ministeriale, oggi tutti i luoghi interessati dalle battaglie, per la loro connotazione strategica nei piani dei comandi militari del II conflitto mondiale e l’alto tributo di sangue versato nel corso degli eventi bellici del 1944, da ambedue gli schieramenti contrapposti, meritano di essere ricordati a solenne memoria, rispettati ed idoneamente conservati nei modi più rigorosi, compresa ogni cosa ivi posta a ricordo di quei giorni cruenti. La dura realtà del fronte di Cassino e le difficoltà che poi determinarono la complessità delle operazioni, e che permisero ai tedeschi di rimanere saldi alla linea «Gustav» nonostante gli immensi sforzi bellici della controparte, che furono motivi di sconcerto per le truppe alleate e per le popolazioni locali, sono ancora oggi ampiamente discussi dagli storici e dagli stessi militari, esaltandone il valore come avvenne per la presa di Stalingrado.

LA «LINEA GUSTAV», MONTECASSINO E I TOPONIMI

Le epiche battaglie di Montecassino, prendono l’avvio dallo sbarramento difensivo della «Linea Gustav» che, fortemente voluta dal Feldmaresciallo Kesserling con il personale beneplacito di Hitler, fu realizzata trasversalmente tra Gaeta e Ortona, ovvero nel punto più stretto della penisola.

Efficacemente realizzata sulle alture, costituiva una delle sei ben organizzate linee fortificate nel centro Italia, con lo scopo di rallentare l’avanzata alleata con innumerevoli e disseminate postazioni di fuoco, estesi campi minati e centinaia di chilometri di filo spinato.

Ad ovest della penisola, il punto focale di quella lunga linea fortificata fu realizzato sulle disseminate alture di Cassino e sul baluardo di Montecassino, caposaldo posto naturalmente sulla Valle del Liri, accesso naturale e strategico da Sud per il grosso dell’avanzata alleata verso Roma.

Per la presa di questo territorio, tutta la sottostante piana divenne ben presto un campo di battaglia con un lento avvicinamento da parte degli alleati all’obiettivo, difeso tenacemente dai tedeschi che impegnarono per oltre cento giorni (gennaio-maggio 1944) le forze avversarie in un’accanita guerra di posizione che, come affermato, per ampi tratti fu molto simile alla cruenta guerra di trincea che caratterizzò la Prima guerra mondiale.

Per aver ragione di quelle difese, gli alleati dovettero combattere nel cassinate ben quattro battaglie, come definite dagli storici anglo-americani (tre per i tedeschi), con un grandissimo sforzo bellico ed un altissimo tributo in vite umane, tanto da impegnare uomini e mezzi con un clamoroso svolgimento delle azioni belliche su più fronti, in tutta la sottostante area abitata della piana del Liri, contenuta tra gli abitati di Villa Santa Lucia a Sud-Ovest, Cassino e Caira a Nord-Est, come sulle colline che digradano da Monte Cairo (q. 1669 s.l.m.) in direzione dell’Abbazia.

Il gen. Wladislaw Anders, l’ambasciatrice americana a Roma Claire Booth Luce e il sen. Pier Carlo Restagno nel 1954 in visita al cimitero polacco (©A. Mangiante).

Per la comprensione, i colli delle battaglie posti nei pressi del Monastero, possono essere distinti in tre creste principali: la prima a nord-est, sotto l’abitato di Caira, in località Monacato, dopo il profondo solco del vallone del Dente ci si imbatte nel Colle Maiola (quota 481), fino alle case D’Onofrio ed all’Abbazia di Montecassino (m. 516).

Al centro dell’area di attuale interesse, una seconda breve cresta collega il Colle San Comeo (m. 601) al monte Calvario (m. 593). Per la sua forma questa cresta fu soprannominata dagli alleati «Snake’s Head Ridge», la cresta della testa di serpente. A nord-ovest, separata dal pianoro della masseria Albaneta e dai due intagli del vallone del Dente e del vallone Albaneta, la terza cresta scende da Monte Castellone (771 m.) al Colle Sant’Angelo (m. 609) e alle successive quote 575 della croce e 505, poste naturalmente a picco sulla sottostante Valle del Liri. Si tratta di modeste alture che, poste in un insieme geologico articolato e complesso caratterizzato da ripidi crinali rocciosi, da incisi crepacci ricchi di sassi, quindi naturalmente predisposti alla difesa dall’alto, hanno reso arduo il compito degli assaltatori dell’esercito alleato, comunque ben più numeroso e armato, risultando inefficace un grande impiego dei mezzi della fanteria meccanizzata.

Più in basso ad est, verso l’abitato, a quota 202 metri s.l.m. vi è lo sperone roccioso della Rocca Janula, sovrastante sull’abitato storico e che si frappone tra la collina dell’Abbazia a quota 516 s.l.m. e la sottostante città di Cassino, distesa tra le sorgenti del Gari ed il fiume Rapido.

I LUOGHI DELLA MEMORIA

In questi luoghi e immediatamente dopo la fine delle battaglie, a cura dagli stessi militari polacchi sono state realizzate opere significative di commemorazione ai caduti sui campi di battaglia e che, straordinariamente conservate, indicano e ricordano i punti nevralgici delle sanguinose giornate del maggio 1944. 

Il monumento principale è il Cimitero di guerra di Montecassino. Ufficialmente inaugurato e benedetto il 1° settembre 1945 dal vescovo di campo Józef Gawlina e in accordo con le disposizioni del generale Wladislaw Anders del 26 luglio 1944 che volle un «grande monumento proporzionato alla grandezza degli eroi sepolti». È posto su una sella piatta nota come la “valle della morte”, sul versante meridionale del colle con q. 593, che fu trasformato sapientemente in un ampio e solenne sagrato, dove hanno trovato sepoltura 1052 soldati del 2° Corpo polacco, cui si aggiunse successivamente il loro comandante generale Wladyslaw Anders.

L’obelisco di quota 593.

Altrettanto ben visibile e molto rappresentativo è un grande obelisco che troneggia dalla quota 593, in località Calvario, posto in memoria dei caduti della 3° Div. di Fanteria “Fucilieri dei Carpazi”, con l’iscrizione «Per la nostra e la vostra libertà noi soldati polacchi demmo l’anima a Dio, i corpi alla terra d’Italia, alla Polonia i cuori» e con una lastra di pietra con inciso il campo operativo della battaglia di Cassino, con le rispettive posizioni contrapposte delle forze in campo.

La croce di ferro di quota 575.

Anche le alture di Colle Sant’Angelo della «cresta della morte» e del «fantasma» di quota 575, furono impervie da conquistare nel corso delle operazioni militari essendo poste sul lato ovest del massiccio di Monte Cassino al limite di un dirupo brullo e roccioso, e ben difese da strategiche postazioni tedesche per il controllo della sottostante via Casilina. All’indomani della conquista dell’abbazia di Montecassino, nel giorno dell’inizio delle ostilità su Piedimonte San Germano (20 maggio 1944), per volere dei comandanti polacchi fu dato l’incarico di innalzare in memoria dei caduti della 5° Divisione Kresowa, a quota 575, una croce di ferro, fatta con supporti tattici di ponte Bailey, che fu poi consacrata il 10 giugno 1944.

Il carro Bialecki con la torretta sul fianco.

Ulteriore tappa obbligata di questo percorso è inevitabilmente il simbolico carro armato del sottotenente Ludomir Bialecki, posto in una valle oltre le rovine dell’antico monastero dell’Albaneta, impiegato nell’operazione di accerchiamento delle retrovie tedesche e distrutto il 12 maggio 1944. Lasciato a memoria nel suo campo di battaglia, ora supporta in onore di tutti i caduti del 4° Reggimento corazzato polacco «Skorpion», un’alta croce di cingoli elevata al posto della sua torretta, divelta ai tempi del conflitto per la deflagrazione di una mina.

A mezza costa, sul versante est della cresta collinare denominata «Snake’s Head Ridge», a nord di quota 593 e a 350 m. da essa, vi è una casa colonica isolata tra i colli trovatasi ben presto in primissima linea ed utilizzata dagli alleati come avamposto di comando e primo ricovero dei feriti, meritandosi tra i militari il toponimo di «Casa del Dottore». Oggi anch’essa è un simbolo di eroismo e sacrificio, legato per sempre alla storia del 2° Corpo polacco e alle battaglie per Montecassino e una targa apposita commemorativa è collocata all’esterno delle sue mura, a memoria di questi fatti indimenticabili.

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