DAL VOLTURNO A CASSINO: IN RICORDO DI UN SOLDATO

«Studi Cassinati», anno 2024, n. 3

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di

 Antonio Crescenzi*

Mio padre Carmine Crescenzo1 era nato a Sarno (in provincia di Salerno) il 2 marzo 1912 e morì a Episcopio, frazione di Sarno, il 3 maggio 1987. Ha preso parte alle operazioni di guerra durante l’ultimo conflitto mondiale nella zona tra il fiume Volturno e il fronte di Cassino e ricordare chi ha patito tanti sacrifici nel corso delle cruente vicende belliche appare doveroso.

Carmine era figlio di Aniello e di Luigia Sirica. Suo padre era emigrato in America. Dopo circa dieci anni di duro lavoro oltreoceano fece ritorno, verso il 1925, a Sarno dove, con i soldi risparmiati, comprò, coronando il sogno comune a tantissimi emigrati, una casa e due appezzamenti di terreno, uno in collina a Episcopio e uno in pianura, coltivati a vigneto e noccioline2.

Carmine dopo la terza elementare aveva seguito le orme paterne, lavorando nei campi e anche presso altri coloni del posto. Quando il padre scomparve si fece carico della famiglia (la madre e la sorella Anna Maria). Quindi l’8 dicembre 1937 sposò Filomena Ragosta (Episcopio 27.08.1914-20.12.2005) dal cui matrimonio nacquero sei figli: Luigia (1938), Aniello (1939), Anna Maria (1941), Antonio (1944) il sottoscritto, Maria Luisa (1950), Maria Rita (1953).

Nel frattempo all’età di ventuno anni, Carmine fu chiamato a prestare il servizio militare ma fu dispensato dal compiere la ferma, lasciato in congedo illimitato il 20 luglio 1933, poiché funzionava come capo famiglia. Poi fu richiamato il 24 settembre 1935 e assegnato al decimo Reggimento artiglieria Divisione fanteria presso il lago di Patria e il Volturno-Caserta. Qualche tempo dopo fu inviato in licenza straordinaria finché il primo luglio 1936 fu collocato in congedo illimitato. Quindi il 10 aprile 1939 venne richiamato alle armi per istruzione e il successivo primo agosto ricollocato in congedo illimitato.

Il 10 giugno 1940 anche l’Italia entrò in guerra e così il 29 giugno successivo anche Carmine, come tanti altri giovani, fu richiamato alle armi e assegnato al 79° battaglione costiero. Subito dopo essere giunto alla destinazione subì un serio incidente in quanto fu travolto da un mezzo semovente di artiglieria che gli causò un trauma da schiacciamento alla caviglia del piede destro, rimasto sotto una ruota dello stesso mezzo. Fu quindi ricoverato all’ospedale militare di Napoli il 6 luglio 1940 e per diversi mesi visse girando gli ospedali militari di Napoli, Caserta, Pozzuoli e Pagani, e tra convalescenze, visite di controllo, licenze ordinarie e straordinarie rientrò poi al corpo di appartenenza.

Come si evince dal foglio matricolare il soldato Carmine dal 18 novembre 1942 al 5 marzo 1943 e dal 5 maggio 1943 all’8 settembre 1943 ha partecipato alle operazioni di guerra svolte nello scacchiere mediterraneo per la difesa costiera con il 79° battaglione costiero. Il settore di competenza era quello ubicato tra Napoli e Roma lì dove i tedeschi avevano fatto affluire già nell’estate del 1943 grossi raggruppamenti molto ben equipaggiati militarmente (a differenza di quelli italiani) e un cospicuo numero di unità minori dislocate ovunque, che costituivano nel loro insieme una vera e propria rete di occupazione, dentro le cui maglie vennero a trovarsi i reparti italiani e contro cui si scontrarono violentemente le forze alleate. Poi l’Armistizio dell’8 settembre provocò l’immediata attuazione del piano tedesco di occupazione militare e di smilitarizzazione delle forze italiane. I tedeschi si apprestarono a organizzare le linee di difesa e la maggior parte delle zone, gli argini dei fiumi, i canali, gli avvallamenti, i guadi furono disseminati di mine antiuomo e anticarro (mio papà lo raccontava a noi figli con le lacrime agli occhi, soffermandosi nei momenti tristi quando ci parlava dei tanti compagni caduti).

Il disorientamento e l’incertezza tra le forze armate italiane furono enormi. Tale disorientamento avvolse anche il decimo Reggimento e il 79° battaglione costiero di cui faceva parte mio padre. Tuttavia Carmine, considerando le sue condizioni fisiche in peggioramento, anche con fasi di congelamento del piede, fu collocato in licenza straordinaria senza assegni il 9 settembre 1943 e poi ricollocato in congedo illimitato il 9 aprile 1944 e in congedo assoluto, per limiti di età, il 2 maggio 1957.

* Ringrazio la dottoressa Tiziana Donato dell’Archivio di Stato di Salerno per il ritrovamento del foglio matricolare del mio papà. Non per ultimo ringrazio mio fratello Aniello che mi ha supportato alla ricerca delle notizie, stimolandomi a scrivere queste doverose righe.

1 Nello stato di famiglia, a causa di errate trascrizioni, il cognome si può trovare talvolta riportato come Crescenzo, talvolta come Crescenzi.

2 Il nonno Aniello morì nel 1925 a seguito della malaria che imperversava a Sarno.

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