IL CASSINATE TRA VOLSCI E OSCI SUL RITROVAMENTO DI MONETE OSCO-CAMPANE

«Studi Cassinati», anno 2025, n. 1

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di

Emilio Pistilli

«Il Sidicino», a. XXI, n. 2, p. 6.

A livello di studiosi si usa inserire l’antica Casinum e il territorio circostante nell’orbita dei Volsci, mentre vi sono buoni motivi per ritenere che appartenesse invece all’area degli Osci. A riguardo, pur riconoscendo le palesi affinità tra le rispettive popolazioni, ho sempre espresso i miei dubbi, sia perché nessuna fonte antica, per quanto mi risulta, ha mai testimoniato l’appartenenza alla cultura volsca, sia per svariati altri elementi, primo fra tutti l’eredità linguistica conservatasi nei dialetti locali, dissimili in molti aspetti1 da quelli dell’area – questa sì – volsca, coincidente grosso modo con l’attuale Ciociaria; il dialetto del Cassinate richiama molto spesso quello dell’alta Campania e del confinante Molise.

L’appartenenza dell’antica Casinum all’area osco campana può essere confermata, tra l’altro, dal ritrovamento nel 1972 di monete di quella regione in località Agnone di Cassino, già nota per i reperti di epoca repubblicana2.

La località Agnone di Cassino.

 Le monete, di rame, bronzo ed argento, configurano un arco di tempo molto lungo, dal 3° sec. a.C. all’inizio dell’Impero; quelle più antiche sono contraddistinte per lo più dalla figura di Pallade con elmo nel retto e dal galletto con stella del mattino nel rovescio, dove è indicata anche la provenienza, come Cales, Sessa, Teanum, Aquinum, Caiatia. Il ritrovamento fu segnalato nella rubrica La Voce Archeologia del mensile «La Voce di Aquino»3 e successivamente da G. Lena in Scoperte archeologiche nel Cassinate del 19794.

Della stessa tipologia erano le monete di Nola, Telesia, Venafrum, Aesernia.

Pare evidente – non solo per quanto appena detto – che i rapporti commerciali tra il Basso Lazio e l’area campana e molisana fossero strettamente interconnessi, anche perché quegli stessi centri erano talmente importanti da dover battere moneta.

Il gallo con la stella del mattino su quelle monete – richiamavano evidentemente il sorgere del sole, l’inizio di un nuovo giorno – accomunava le varie località sì da farne una federazione monetaria, un’entità territoriale con interessi, almeno commerciali, condivisi. Dunque mi pare di tutta evidenza che siamo in area osco-campana, o, se si vuole, osco-sannita.

Vale la pena rilevare che Aquinum aveva la sua moneta mentre Casinum no, il che indica l’importanza del primo centro rispetto al secondo; però territorialmente appartenevano entrambi al mondo osco e non a quello volsco come invece si usa affermare. La regione di riferimento è a destra del fiume Garigliano; i centri, da Aquinum, Interamna Lirenas fino a Minturnae, hanno conservato la loro contiguità culturale fino al tempo di quella che oggi si usa denominare ex alta «Terra di Lavoro». Proprio quest’ultima nel suo nome richiama alla mente il collegamento con il nome Osci, se è vero quanto si sostiene da più parti, che fosse l’equivalente di Opici (opikoi), cioè «lavoratori»5: allettante idea di una antichissima continuità toponomastica.

Proprio il ritrovamento, inoltre, di questo tipo di monete in località Agnone, richiama alla mente l’ipotesi di un foro (forum vetus6) da me avanzata nel citato articolo su «Studi Cassinati».

La moneta segnalata da Maurizio Zambardi.
Il frammento della tavola delle nundinae.

Quasi a conforto di quanto fin qui detto giunge la segnalazione dell’arch. Maurizio Zambardi di una moneta rinvenuta alle falde del monte Sambucaro tra S. Vittore del Lazio e S. Pietro Infine7: una moneta in bronzo, forse un obolo. Lo studioso la descrive così: «Al diritto vi è la testa laureata di Apollo, rivolto a sinistra, al rovescio il toro dal volto umano (androprosopo), che guarda a destra, coronato da una Vittoria alata. La Vittoria, dotata di lungo peplo, è rappresentata con un volo parallelo al dorso del toro e con il braccio allungato per posizionare la corona di alloro sulla testa del toro […] La N tra le gambe del toro e la N dell’etnico che si vede davanti al viso (proprio in corrispondenza del naso), farebbero pensare all’etnico delle 4 zecche: Neapoliton, Caleno, Svesano, Aisernino».

Quelle monete circolavano soprattutto nei giorni di mercato, fissati, in epoca più tarda, dalle Tavole delle Nundinae di cui si è conservato un frammento marmoreo significativo8; da esse si apprende che i mercati locali si svolgevano ogni 9 giorni (di qui il nome nundinae) nei rispettivi fori (piazze-mercato) ed erano destinati allo scambio di merci, di generi alimentari, alla compravendita di bestiame, di attrezzi da lavoro, al trattamento di affari.

A sovrintendere alle attività di commercio era il dio Mercurio: da lui infatti deriva il nome «mercato» e, di conseguenza, «merce».


 

1 Il fenomeno del rotacismo, per esempio, presente nella lingua osca e non in quella volsca («ratö», dato, «rìttö», detto, che in Ciociaria restano «dato» e «dìttö»); così pure l’uso dei dittonghi «ie» e «uo» non presente nel Frusinate di confine (es. «biégliö»/«bégliö» e «cuóttö»/«cóttö»).

2 Cfr. E. Pistilli, Il Forum di Casinum e la Porta campana, in «Studi Cassinati», n. 4, a. XXIII, ottobre-dicembre 2023.

3 N. 42 del 1973, p. 11.

4 Cassino 1979, p. 59.

5 G. Devoto, Gli antichi Italici, Vallecchi 1977, pp. 103, 120.

6 Varrone, De lingua latina, II, 27.

7 «Studi Cassinati», n. 4, a. XXIV, ottobre-dicembre 2024, p. 262.

8 La lastra, conservata nel museo archeologico di Napoli, raffigura il calendario con i giorni di mercato delle città del Lazio e della Campania: Aquinum, Interamna Lirenas, Casinum, Fabrateria, Capua e Roma. Un calco in gesso della tabula è anche nel Museo della Civiltà Romana di Roma.

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