MONTECASSINO NELLA LETTERATURA

«Studi Cassinati», anno 2025, n. 1

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di

Daniela Morone

1. Montecassino ha ispirato oltre Dante, anche altri poeti ed artisti fra i quali ricordiamo Niccolò Amènta (Napoli, 1659 – ivi 1719). Avvocato e letterato, fece parte dell’Accademia degli Investiganti, fondata a Napoli nel 1650. Fra le sue opere ricordiamo La vita di Lionardo di Capua (1710) che era stato il fondatore dell’Accademia e ne riporta la storia; Della lingua nobile d’Italia e del modo di leggiadramente scrivere nella quale trattò questioni di lingua italiana. Scrisse anche sette Commedie: Gostanza (1699); Forca (1700), Fante (1701), Somiglianze (1706), Carlotta (1708), Giertrude (1717) e Gemelle (1718). Ricordiamo, inoltre, i Capitoli, opera pubblicata postuma a Firenze nel 1721 del quale riportiamo alcuni versi, ispirati a Montecassino, dal Capitolo dedicato a Emanuele Maurizio di Lorena (1677-1763), duca d’Elbeuf (Normandia, Francia), e principe di Lorena (Francia)1:

Perciò passo a parlar de le gran cose

De l’alto monte che Casino è detto;

E cose in verità meravigliose.

In quel luogo il gran Padre Benedetto

Portossi da Subiaco a far sua stanza

Dov’era a falso nume un tempio eretto.

Di monistero poi forma e sembianza

Desiderio gli diè, quei che il papato

Pure alfine accettò con tanta istanza.

Di mano in mano poi l’hanno adornato

Di fabbriche magnifiche e reali

Tanti che ‘l gran Cenobio han governato.

E per dirrela in brieve, esse son tali

Che hanno spinto a vederle Imperatori,

Anzi Papi e Regnanti, e Cardinali.

Montecassino, Archivio dell’Abbazia. Codice Cass. n. 528, p. 3.

2. Nell’Archivio di Montecassino è conservata nel codice n. 528, la traduzione del libro De claris mulieribus2 di Giovanni Boccaccio (1313-1375). L‘opera descrive le biografie di 106 donne dell’antichità e del Medioevo, iniziando da Eva fino alla regina di Napoli, Giovanna I (1326-1382). «Questo è il codice della traduzione delle famose donne del Boccaccio. Esso è cartaceo in foglio scritto nel secolo XV con caratteri comuni volgarmente detti latini e con le lettere iniziali dipinte in rosso e in azzurro. Secondo l’uso di scrivere di quel tempo invano cercheresti una virgola, e dopo quasi ogni parola vi è un punto, cosa che ne rende oltremodo difficile la lettura»3.

Montecassino, Archivio dell’Abbazia. Codice Cass. n. 528, p. 59.

3. Ancora, nell’Archivio dell’Abbazia di Montecassino, nel codice 552, abbiamo un componimento di Giovanni, monaco e sacerdote della città di Troia al tempo dell’abate Desiderio (1058-1087). Coltivando la lingua italiana, il suo componimento tratta di una specie di dialogo nel nascente idioma. In esso è riportato un dialogo fra San Benedetto e San Basilio. Riportiamo la prima strofa4:

Eo sinjuri seco fabello

Lo bostru audire compello

De questa bita interpello

Et dellaltra bene spello.

Poike un altu men castello

Ad altri bia renubello

Et me becendo flagello

Et arde la candela sebe libera

Et altri mustra la bia dellibera

Montecassino, Archivio dell’Abbazia. Codice Cass. n. 552, p. 206.

1 M. Nugnes, Storia del Regno di Napoli, parte I, Napoli 1840, pp. 303-304.

2 F.V., Reale Archivio e Biblioteca di Montecasino. Di una antica traduzione inedita del libro latino del Boccaccio: De Claris mulieribus, in «Annali Civili del Regno delle due Sicilie», vol. V, fascicolo X, luglio-agosto 1834, Napoli 1834, pp. 127-130.

3 Ivi, p. 128.

4 M. Nugnes, Storia del Regno … cit., pp. 902 e 912.

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