NAUFRAGIO DEL PIROSCAFO ORIA. RICORDATI I DISPERSI

«Studi Cassinati», anno 2025, n. 1

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di

Domenico Tortolano*

L’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra e il Centro documentazione e studi cassinati-Aps si sono fatti promotori della conoscenza delle tristi vicende dei militari italiani periti nell’affondamento del piroscafo Oria sollecitando le istituzioni locali a rendere loro omaggio. Così un gruppo di sindaci del territorio, per la prima volta (dopo Coreno Ausonio), si sono ritrovati a Capo Sounion.


 

Il Monumento alle vittime del naufragio dell’Oria a Capo Sounion.

«Dispersi si, dimenticati mai». Lo ha ricordato l’Ambasciatore ad Atene Paolo Cuculi nella cerimonia di commemorazione della morte di 4.116 soldati italiani fatti prigionieri dai tedeschi durante la seconda guerra mondiale e annegati nell’affondamento del piroscafo norvegese Oria per naufragio nel mare Egeo il 12 febbraio 1944. Tra questi sulla nave c’erano anche 107 giovani militari della provincia di Frosinone, nella maggior parte del Cassinate. Pochi si salvarono e tutti gli altri rimasero nei fondali di quel mare di fronte alla costa greca e non lontano dalla capitale Atene. Sulla loro morte cadde il silenzio e solamente nel 2014, dopo 70 anni, per interessamento di alcuni familiari, lo Stato italiano costruì un monumento in loro onore di fronte all’isolotto di Patroklos, luogo del naufragio, a 60 chilometri sulla strada da Atene a Sounion. Qui c’è il monumento dedicato ai caduti del piroscafo norvegese Oria considerato, con una convenzione dell’Unesco, sacrario del mare custode dei resti mortali di chi vi è sepolto e riposa.

GLI STORICI

L’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra.

Gli storici Gaetano de Angelis-Curtis, Francesco Di Giorgio ed Erasmo Di Vito, questi ultimi autori di un documentato volume dal titolo L’odissea degli internati militari italiani della provincia di Frosinone nell’inferno del Terzo Reich, ricordano che nei sacrari dei mari della Grecia riposano circa 15 mila soldati periti nell’affondamento di navi da guerra. Di molti di essi non sono mai stati trovati gli elenchi degli imbarcati. Osservano che sono: «Oltre 4 mila giovani senza tomba e pochi sanno del naufragio del piroscafo norvegese Oria e dei militari italiani che vi hanno perso la vita». Nel 2017 andò a visitare quel monumento il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. E quest’anno per iniziativa dell’Associazione vittime civili di guerra e del CDSC anche diversi Comuni del Cassinate hanno accolto l’invito a recarsi in Grecia per la commemorazione dei loro concittadini caduti per colpa della guerra.

L’ASSOCIAZIONE

E domenica 9 febbraio, in una giornata fredda e ventosa, i sindaci di Cassino Enzo Salera, di Pignataro Benedetto Murro, di San Vittore del Lazio Nadia Bucci, di Coreno Ausonio Simone Costanzo, di Colfelice Gabriella Protano, di Esperia Giuseppe Villani, insieme all’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra sezione di Frosinone (rappresentata da Aurora Capuano e Marika Cervelli) e al Centro documentazione e studi Cassinati (CDSC) di Cassino, presenti il presidente Gaetano de Angelis-Curtis e gli storici Erasmo Di Vito e Francesco Di Giorgio ed una delegazione dell’Ambasciata italiana ad Atene tra cui l’Ambasciatore Paolo Cuculi hanno preso parte alla cerimonia. Le delegazioni hanno reso onore a quei giovani militari per 70 anni dimenticati in fondo al mare. L’ambasciatore a nome dei presenti e delle famiglie delle vittime ha rievocato il triste episodio di guerra invocando l’appello «a non dimenticare quei ragazzi e le loro famiglie che per troppo tempo non seppero nulla della loro vita». La nave di 2000 tonnellate, varata nel 1920, requisita dai tedeschi, salpò l’11 febbraio 1944 da Rodi alle 17,40 per il Pireo. A bordo più di 4000 prigionieri italiani che si erano rifiutati di aderire al nazismo o alla RSI dopo l’Armistizio dell’8 settembre 1943, anche 90 tedeschi di guardia o di passaggio e l’equipaggio norvegese. L’indomani, 12 febbraio, colto da una tempesta, il piroscafo affondò presso Capo Sounion, a 25 miglia dalla destinazione finale, dopo essersi incagliato nei bassi fondali prospicienti l’isola di Patroklos.

* D. Tortolano, «Il Messaggero», Martedì 11 febbraio 2025, p. 34.

Cassino.
Colfelice.
Coreno Ausonio.
Esperia.
Pignataro Interamna.
San Vittore del Lazio.

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