RILEGGIAMO… TRA ERRORI DEL PASSATO (14 FEBBRAIO) E SVISTE DEL PRESENTE (16 FEBBRAIO): MA QUANDO AVVENNE IL BOMBARDAMENTO DI MONTECASSINO?

«Studi Cassinati», anno 2025, n. 1

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di

Emilio Pistilli

Eravamo nel sessantennale di quei tragici eventi, 2004; è passato molto tempo, ma la cosa è emblematica; per questo vorrei riproporla. Ho ritenuto utile rivangare quella questione per ribadire che lo storico professionista fa male a non consultare chi la storia, quella «»minima”, l’ha vissuta in prima linea e raccontata. Anche quella fa parte dei documenti di cui la storiografia normalmente si serve (ep).


 

Sembra che gli storici considerino gli eventi locali come accessori, spesso trascurabili di quella che viene definita storia ufficiale.

Sulla questione si è dibattuto a lungo, ma tale tendenza è ancora persistente in omaggio al detto ”de minimis non curat praetor”.

Purtroppo mi è capitato svariate volte dover richiamare esimi studiosi alla corretta esposizione di fatti storici locali.

Uno fatto eclatante si registrò molti anni fa riguardo al bombardamento dell’abbazia di Montecassino del 1944.

Appena dopo la guerra qualcuno a Cassino scrisse che l’abbazia di Montecassino era stata bombardata il 14 febbraio 1944 – mentre è storicamente acclarato ed universalmente accettato che la data della distruzione è il 15 febbraio –; su tale indicazione si intitolò una delle principali piazze della città allo sciagurato evento; nacque così «Piazza XIV febbraio 1944».

Ci vollero 50 anni per far prevalere la verità storica. Infatti solo nel quinto decennale del martirio (1994), su proposta di chi scrive, in Commissione per la toponomastica, si decise di rettificare il nome della piazza in XV febbraio 1944».

Nel sesto decennale una nuova rettifica: lo storico cepranese Antonio Spinosa (venuto a mancare nel 2009) scriveva sul diffuso periodico “Messaggero di Sant’Antonio” (febbraio 2004, pagg. 74 e sgg.) che il monastero di Montecassino era stato bombardato il 16 febbraio. Nel titolo si preannunciava: La distruzione di Montecassino avvenne il 16 febbraio del 1944.

L’articolo si apriva così: «Sessant’anni fa – il 16 febbraio 1944, alle ore 9,45 – gli angloamericani rovesciarono sull’abbazia benedettina di Montecassino una spaventosa e interminabile pioggia di fuoco».

Quell’articolo mi era stato segnalato da qualche amico e dall’abate di Montecassino Bernardo D’Onorio.

Chi non conosce la serietà e la prolificità storiografica di Antonio Spinosa?

Fu uno dei più apprezzati storici italiani, oltre che giornalista. Ma forse nell’articolo in questione prevalse il giornalista sullo storico. Un errore del genere, infatti, è spiegabile solo con la superficialità di documentazione tipica di certi giornalisti nostrani – su un giornale locale di quei giorni (metà febbraio 2004) qualcuno scrisse che Andreotti era stato sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dello Stato italiano nel 1944!!! Sotto Badoglio? –.

Capita a tutti di poter prendere degli abbagli. Ma il nostro Spinosa, nello stesso articolo, accanto a notizie fondate e talvolta poco note, inseriva altre inesattezze che avrebbe dovuto evitare.

Nel motivare la decisione di bombardare il monastero, ritenuto erroneamente dagli alleati caposaldo tedesco, diceva testualmente: «Se, da un lato, l’Abate Diamare sosteneva che nell’abbazia non vi erano mai stati né guarnigioni né depositi della Wermacht, dall’altro lato, una testimonianza unica ma pesante asseriva il contrario». E si riferiva a quella di Sir Henry Maytland Wilson che dal suo “piper” avrebbe visto nell’abbazia antenne e molti soldati germanici. Ora tutto il mondo sa – e non solo perché lo “sosteneva” l’abate Diamare – che nell’abbazia non sono mai entrate truppe tedesche, se non per portare in salvo i tesori della nostra cultura. Spinosa sembra aver dato credito, pur senza esplicitarlo, alla tesi inglese definendo “pesante” la testimonianza di Wilson, la cui veridicità, quella sì, puó essere messa in discussione, perché proveniente da parte interessata.

Affermare, da parte dello storico, che nel monastero non vi era mai stata una guarnigione tedesca non è solo una scelta di campo, ma una doverosa puntualizzazione rispetto a chi, per evidenti questioni di responsabilità morali, è portato ad affermare il contrario.

Verso la fine dell’articolo un’ultima gaffe del Nostro. Dopo aver descritto il bombardamento di Montecassino, scriveva: «Soltanto la cripta di san Benedetto resisteva alla sciagura preservando la vita ai monaci e a chi vi si era fortunosamente rifugiato. L’abate Diamare, trasportato di peso a Cassino (sic !), moriva di crepacuore alcuni giorni dopo».

Sappiamo invece che l’abate Diamare lasciò Montecassino a piedi, in processione, coi suoi monaci e i civili superstiti, fino ai piedi della montagna sul lato di Villa S. Lucia. Morirà solo il 6 settembre 1945 in S. Elia Fiumerapido, oltre un anno e mezzo dopo.

***

Cose di questo tenore pubblicai su il MESSAGGERO DI SANT’ANTONIO e sul mensile della Diocesi di Montecassino, PRESENZA Xna, n. 2-2004, pag. 6.

Con tutta la stima che avevo per lo storico Spinosa mi permisi di ricordargli che la distruzione di Montecassino era un fatto storico e come tale andava trattato, mentre il giornalista che era in lui avrebbe fatto bene a ricorrere alla storia per trattare tale argomento.

Lo studioso a stretto giro di posta mi inviò un cartoncino postale nel quale si dichiarava rammaricato per gli errori ma si risentiva per il mio tono ”sprezzante e offensivo” concludendo: «Non mi è mai capitata una cosa del genere!».

A quel punto fui io a rammaricarmi sinceramente per come se l’era presa; per questo gli scrissi una lettera in privato, che qui riporto testualmente.

«Cassino, 3.03.2004 – Chiar.mo Dott. Spinosa,

L’articolo su Presenza Xna

La prego di non considerare “sprezzante e offensivo” il mio tono, ma soltanto risentito: quei tragici avvenimenti del 1943/44 sono, per noi Cassinati, la “nostra grande storia”; non solo perché l’abbiamo vissuta sulla nostra pelle ma soprattutto perché si tratta di una delle pagine più tristi di tutta la storia d’Italia. Nove mesi di aspri combattimenti, con la distruzione totale di tutto il patrimonio edilizio, con la perdita di centinaia di migliaia di vite umane, tra civili e combattenti, con l’abbattimento della più prestigiosa abbazia d’Europa (definita “faro di civiltà” per l’intera Europa nei cosiddetti anni bui del medioevo), nove mesi che hanno risparmiato a Roma analogo destino: tutto questo, se mi consente, non sono una paginetta di storia locale.

Il mio risentimento discende dal modo in cui la “storia ufficiale” ha sempre trattato tale periodo della seconda guerra mon­diale: basti guardare i testi scolastici; basti guardare la letteratura specialistica mondiale. Alcuni autori nelle proprie opere sul conflitto mondiale non nominano neppure Cassino e Montecassino!

Soltanto resoconti giornalistici dei nostri tempi hanno dedicato adeguato spazio all’argomento, ma spesso in maniera approssimata e disinformata. A solo titolo di esempio ricordo Arrigo Petacco (che in un recente servizio televisivo ha ripetuto più o meno le cose che io mi sono permesso di contestare a Lei), Enzo Biagi, e vari altri. Ma questi sono giornalisti che si sono messi a scrivere di storia, perciò non ritengo debbano fare testo (nonostante la larghissima diffusione delle loro opere). E a questi pensavo quando ho parlato a Lei di certi giornalisti.

Però Lei è un caso diverso: La conosco come storico serio ed apprezzato, oltre che giornalista; dunque allo storico non “perdono” certe inesattezze, così come Lei non le perdonerebbe ad altri suoi colleghi. Mi è parso evidente che il Suo articolo abbia trattato l’argomento non con lo scrupolo dello storico ma con l’atteggiamento di chi considera quei fatti come di secondaria importanza, quasi come un fatto di cronaca di tempi passati. E questo a noi Cassinati, mi creda, dispiace molto. Infatti se mi sono deciso a scriverLe quella nota è stato solo dopo diverse segnalazioni, compresa quella dell’abate di Montecassino: i monaci in particolare quegli eventi li vivono in maniera molto intensa.

Ma è tempo che mi presenti: mi occupo di storia locale (una cenerentola della “grande storia”?) da oltre trenta anni; ho pubblicato numerosi libri in materia; quello più attinte alla nostra questione è “La battaglia di Cassino giorno per giorno”, Lamberti Antonino Editore, 1999 (sarei onorato di fargliene un omaggio); ho dato vita a svariate riviste mensili locali, ho fondato un Centro di Documentazione e Studi Cassinati, CDSC onlus, di cui sono presidente; per il CDSC dirigo la rivista trimestrale “STUDI CASSINATI”, anche on-line sul sito www.cassino2000.com/cdsc/studi. Le dico questo non per accampare meriti che non ho, ma perché si comprenda per quale motivo la gente del luogo si rivolge a me, come nel caso su accennato.

Mi creda, caro Spinosa, ho molto rispetto per la Sua attività e per La sua professionalità: se non fosse così non mi sarei preso la briga di rispondere al Suo articolo. Inoltre comprendo bene il Suo stato d’animo perché anche a me è capitato di digitare una data sbagliata (1915 anziché 1815: evidente errore di battitura) e sono stato letteralmente aggredito da uno studioso locale con la motivazione: errori del genere non sono consentiti a studiosi seri! Quando ci si espone bisogna aspettarsi di incorrere in “incidenti”.

Del resto non potevo lasciarLa con l’amaro in bocca per il mio tono, che “sprezzante e offensivo”, Le ripeto, non voleva essere – è il mio modo di esprimermi, dettato dalla mia passionalità, che ormai qui da noi tutti ben conoscono –.

Vorrei, invece, lasciarLa con l’attestato della mia più profonda e sincera stima, con la mia grande ammirazione per l’opera che da anni va svolgendo per la storia patria.

Molto cordialmente, Emilio Pistilli».

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ANTONIO SPINOSA

(Ceprano, 18 giugno 1923 – Roma, 31 gennaio 2009)

Giornalista e scrittore, è stato direttore del nuovo «Roma», dell’agenzia Italia, della «Gazzetta del Mezzogiorno» e di Videosapere-Rai; inviato speciale del «Corriere della Sera» e del «Giornale». È autore di numerosi saggi storici, politici, di costume e di biografie di personaggi che hanno cambiato il mondo e l’Italia in particolare, tra cui Cesare, Tiberio, Augusto, Paolina Bonaparte, Murat, Starace, Mussolini, Vittorio Emanuele III, Hitler, Pio XII, Salò, Edda, Italiane, L’Italia liberata, La grande storia di Roma, La saga dei Borgia, Mussolini razzista riluttante, Alla corte del duce, Churchill, Il potere, Il destino e la gloria, Cleopatra, D’Annunzio, tutti editi da Mondadori.

Ha vinto il Premio Estense, il Saint-Vincent, il Bancarella, il premio Donna Città di Roma ed è stato finalista al premio Strega 1996 con Piccoli.

                                                                                                                       Biografia da FELTRINELLI

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