Lettera aperta

Al sig. sindaco di Cassino
Ai sigg. assessori e consiglieri dell’Amministrazione Comunale di Cassino
Agli abitanti della «città martire» e del Cassinate in genere
Gentilissimi
come è noto a tutti per otto lunghi mesi la città di Cassino e le aree del Cassinate sono divenute,
loro malgrado, l’ombelico della Seconda guerra mondiale. Il passaggio del fronte bellico ha lasciato
in eredità una «terra murata di sangue e di martirio», secondo la calzante definizione offerta da
Gaetano Di Biasio, con Cassino distrutta al 100 per cento, al pari di altre quattro città consorelle di
totale sciagura, mentre tre furono i Comuni distrutti al 98 per cento, due al 96%, undici al 95%,
nove tra il 93 e il 90%, cui si aggiunsero gli eccidi e l’ignominia delle violenze sessuali.
Tutti gli abitanti di Cassino e dei Comuni limitrofi dovrebbero tenere a mente, sempre, quattro date
cruciali:
19 luglio 1943 = bombardamento dell’aeroporto di Aquino (quando la guerra arrivò nelle case)
10 settembre 1943 = primo bombardamento di Cassino (quando la guerra irruppe fragorosamente e
mortalmente in città, cui fecero seguito tutte le prime volte dei vari Comuni del territorio)
15 febbraio 1944. = distruzione di Montecassino (la quarta nei suoi quasi 15 secoli di esistenza)
15 marzo 1944 = distruzione di Cassino
18 maggio 1944. = conquista di Montecassino e data simbolo della liberazione del territorio
Dunque una data fondamentale per la storia di Cassino è quella del 15 marzo 1944.
Già azzannata da precedenti bombardamenti, la città di Cassino venne spazzata via con la «più forte
azione di fuoco che sia mai stata conclusa su così breve spazio» condotta con attacchi del-
l’aviazione, dell’artiglieria e di mezzi corazzati. In quella giornata di sole e di «tempo bellissimo»,
l’intera area fu sottoposta a undici ore e mezzo di fuoco. Al termine dell’agonia, Cassino era piatta
«come lo può essere una città di pietra».
La città non fu solo «polverizzata, massacrata», non fu solo frantumata, devastata, sbriciolata,
ridotta in mille brandelli, ma al tempo stesso la distruzione ha cancellato il ricordo, la memoria, la
continuità, lo scorrere, il fluire della vita quotidiana, in sostanza la storia stessa della città. Tanti
Comuni italiani sono stati deturpati e colpiti profondamente nel corso della Seconda guerra
mondiale ma la città di Cassino è stata annientata completamente conquistando la «palma del
martirio» e così Gaetano Di Biasio, nominato sindaco di una città fantasma il primo luglio 1944,
volle definirla come «città sacrificata», «città martire».
Dunque la data del 15 marzo 1944 è una data fondamentale in quanto rappresenta una cesura totale
tra ciò che era la città prima della distruzione e ciò che è la Cassino postbellica. Parimenti è una
data che fa da spartiacque: nulla sarà più come prima, niente sarà più come prima. Le nuove
generazioni non hanno più cognizione di cosa fosse Cassino e di come fosse la città, così come di
altri centri urbani. A parte qualche brandello sopravvissuto (come la struttura muraria della Chiesa
di S. Antonio e poco altro) è scomparsa l’anima, l’essenza della Cassino prebellica e né l’una né
l’altra sono poi transitate nella nuova città che è stata ricostruita con criteri tanto diversi che si
sarebbe potuto pure abbandonare il nome lasciandolo al ricordo del mito come le perdute città
romane e preromane scomparse nel corso dei secoli.
La consapevolezza che il sacrificio della città meritasse di essere celebrato degnamente fece
maturare l’idea di affidare indelebilmente il ricordo di quella giornata ad una intitolazione. Venne
pertanto individuata la Villa comunale cui la Delibera municipale N. 35/6 del 10.03.1993 assegnò
istituzionalmente il nome di «Parco XV marzo 1944, distruzione della città di Cassino».
Per suggellare il ricordo del passato, dieci anni più tardi il Centro documentazione e studi cassinati
si fece promotore di un ambizioso progetto denominato «La memoria di pietra» con l’obiettivo di
dotare la città di nove grandi massi di pietra calcarea in forma grezza, con una sola facciata spianata
sulla quale sovrapporre una lapide esplicativa. Nel 2004 fece dunque realizzare e porre in situ, con
spese a carico del Cdsc e di privati e senza alcun contributo pubblico, ben nove «pietre della
memoria» che donò alla «città martire». Di esse, sei furono collocate lì dove erano ubicati gli edifici
più significativi della Cassino prebellica e altre tre sono a ricordo di altrettanti avvenimenti
fondamentali per la storia della città. Una delle «pietre della memoria» venne posizionata, il 10
giugno 2004, all’ingresso della Villa comunale, posto lungo Corso della Repubblica, giacché ad essa
era stata ormai assegnata la titolazione di «Parco XV marzo 1944, distruzione della città di
Cassino».
Per oltre un ventennio la stele ubicata all’ingresso della Villa comunale ha fatto ‘memoria’,
testimone muto a ricordo di una infausta data e dell’estremo sacrificio di una città e dei suoi abitanti
ma, al tempo stesso, anche attestazione della capacità di rinascita operata dai cittadini di Cassino
negli anni della ricostruzione.
Recentemente la stele è stata tolta dalla vista dei passanti sul Corso della Repubblica per fare spazio
a una opera d’arte contemporanea che, al di là del giudizio estetico, appare fuori contesto
posizionata com’è all’ingresso di un parco intitolato a un evento catastrofico e dirompente.
Il Centro documentazione e studi cassinati, nella sua interezza, ribadisce la validità del progetto de
«La memoria di pietra» che ha inteso coinvolgere memoria e sentimenti di tutti, in primis degli
abitanti di Cassino e del Cassinate in genere, ma anche di quelli che sono stati costretti ad
abbandonare la martoriata terra natia, così come dell’intero mondo civile. Allo stesso tempo intende
manifestare la propria amarezza per lo spostamento che sembra assumere i connotati di una
profanazione della storia della città, del territorio e dei suoi abitanti. Sembra quasi che a un’ottantina
di anni di distanza da quegli eventi che hanno così fortemente condizionato la vita odierna, si senta
l’esigenza di volersi sbarazzare del proprio passato così tremendamente ingombrante (da riesumare
casomai con parole roboanti in occasione di periodici eventi pubblici davanti ad eminenti
personalità) dimenticando che «La storia è maestra di vita», come scriveva Cicerone, e avvalorando
il pensiero di Antonio Gramsci che «La storia insegna, ma non ha scolari».
I soci, il direttivo, gli amici, i sostenitori, i collaboratori del Centro documentazione e studi cassinati
auspicano, confidano, chiedono e si aspettano la ricollocazione della «pietre della memoria» lì dove
originariamente era stata posizionata, all’ingresso della Villa comunale, posto lungo Corso della
Repubblica, intitolata «Parco XV marzo 1944, distruzione della città di Cassino», un
riposizionamento che reputano doveroso nel rispetto della storia della città.
Cassino 8 settembre 2025
Gaetano de Angelis-Curtis
presidente Cdsc-Aps
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