Il Patriarca dei Latini di Gerusalemme nella Terra di San Benedetto La visita di Sua Beatitudine mons. Fouad Twal a Montecassino e Cervaro


foto-13.jpgLunedì 22 ottobre la Terra di San Benedetto ha avuto l’onore di ospitare mons. Fouad Twal, patriarca di Gerusalemme dei Latini, unico tra i vescovi cattolici di rito latino ad avere il diritto di portare il titolo di «Sua Beatitudine», che ha visitato l’abbazia di Montecassino per poi recarsi presso il Santuario diocesano «Maria de’ Piternis» di Cervaro.
Il Patriarcato di Gerusalemme dei Latini, che è una sede della Chiesa cattolica immediatamente soggetta alla Santa Sede, è stato ripristinato da papa Pio IX con il breve Nulla celebrior del 23 luglio 1847. Infatti alla primitiva elevazione a Patriarcato avvenuta nel 451 aveva fatto seguito l’occupazione arabo-ottomana, ma la riconquista da parte dei Crociati nel 1099 portò all’istituzione del Patriarcato di Gerusalemme dei Latini, cui pose termine il ritorno definitivo della dominazione musulmana nel 1291. Nei secoli successivi la Chiesa cattolica continuò a nominare patriarchi di Gerusalemme titolari, i quali, però, dopo il 1374, avevano la loro sede a Roma, nella Basilica di San Lorenzo fuori le Mura. Quindi nel 1847, con uno dei primi atti subito dopo la sua elezione al soglio pontificio, Pio IX ha provveduto a ripristinare il Patriarcato dei Latini nella sua sede di Gerusalemme. Da quel momento, con una consuetudine protrattasi per centoquaranta anni, furono nominati patriarchi di origine italiana finché nel 1987 l’incarico fu affidato a mons. Michel Sabbah che è stato così il primo arabo palestinese a portare il titolo di Patriarca di Gerusalemme. In seguito alle sue dimissioni per raggiunti limiti di età, circa un ventennio più tardi fu sostituito da mons. Fouad Twal. Quest’ultimo, di origine giordana, essendo nato a Madaba (città a sud della capitale Amman) il 23 ottobre 1940, già vescovo dal 1992 della prelatura di Tunisi, elevata tre anni dopo a diocesi diventando il primo arabo a reggere una sede episcopale di un paese dell’Africa settentrionale con il titolo di arcivescovo ricevuto ad personam, è stato nominato nel 2005 coadiutore del Patriarcato dei Latini di Gerusalemme, di cui ha assunto la piena titolarità il 19 marzo 2008. Il Patriarcato estende la sua giurisdizione sui fedeli di rito latino nell’area mediorientale attraverso cinque vicariati di cui due con sede a Gerusalemme (quello di Palestina e quello di San Giacomo per i cattolici di lingua ebraica in Israele), uno a Nazaret (vicariato di Israele), uno ad Amman (vicariato di Giordania) e uno a Nicosia (vicariato di Cipro). In Terra Santa attualmente vivono 140.000 cattolici (che rappresentano il 2% della popolazione totale), dislocati principalmente in Galilea e nei distretti di Haifa e Gerusalemme e raccolti, per la maggior parte, in due principali comunità e cioè quelle dei greco-cattolici (circa 115.000) e dei fedeli di rito latino (circa 20.000), cui si aggiungono quelle più modeste dei cristiani maroniti e dei cattolici di lingua ebraica e russa.
Dunque il patriarca Twal, da circa un mese in Italia per partecipare al Sinodo dei vescovi sulla «nuova evangelizzazione», in corso di celebrazione a Roma alla presenza di 253 padri sinodali e di un centinaio di esperti di tutto il mondo, è giunto nel pomeriggio del 22 ottobre a Montecassino. Qui è stato accolto e accompagnato nella visita alla millenaria badia dal priore d. Giuseppe Roberti e ha sostato in preghiera sulla tomba di S. Benedetto e S. Scolastica. Quindi ha raggiunto il santuario della Madonna de’ Piternis a Cervaro, tanto caro e amato dalla popolazione locale, dove ha celebrato la Santa Messa al cospetto delle massime autorità civili e politiche, di una rappresentanza della Delegazione di Montecassino dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, di cui il patriarca è gran priore, e soprattuto davanti a una folla di fedeli che la chiesa non riusciva a contenere tanto da prevedere l’allestimento, al suo esterno, di uno schermo per la proiezione della celebrazione. La funzione religiosa è stata concelebrata dal vicario generale della diocesi cassinese, d. Fortunato Tamburrini, dal parroco di S. Paolo e S. Maria Maggiore di Cervaro, p. Linus Sarte, dal superiore generale della Congregazione dei Missionari della Fede, p. Aldo Sperolini, e da altri sacerdoti diocesani.
Nella sua omelia, dopo aver ringraziato Cervaro per l’amicizia offertagli, mons. Twal ha voluto lanciare un messaggio di pace invitando ripetutamente e accoratamente a tornare indietro nella storia, a tornare alla prima comunità cristiana di Gerusalemme con la sacra famiglia e il Cenacolo dove Gesù e gli apostoli hanno celebrato la prima Santa Messa, in quanto tutto deve partire e ripartire da lì per essere genuino, per essere efficace. In Medio oriente, ha detto Mons. Twal, c’è la cultura dei muri di separazione, la cultura di occupazione. I muri costruiti sono simbolo di altri muri che esistono nel cuore dell’uomo, della famiglia, e portano paura, odio, mentre invece c’è bisogno di abbatterli tornando alla fede che unisce gli uomini, le famiglie. La storia di Gerusalemme è la storia di ognuno di noi, ha affermato il patriarca che ha invitato tutti a recarsi nella città santa per percorrere quelle strette stradine dove il Signore è caduto più volte sotto il peso della croce e raggiungere la chiesa del Calvario accanto alla quale c’è una tomba vuota a rappresentare la chiesa della Resurrezione.
Dopo gli interventi di p. Linus e del sindaco di Cervaro, Angelo D’Aliesio, mons. Twal ha voluto ringraziare il coro parrocchiale «Suor Regina», diretto dal maestro Mauro Niro, che ha mirabilmente animato la liturgia, per poi sostare in preghiera davanti alla sacra e miracolosa immagine della Madonna de’ Piternis contenuta nella cappellina probabilmente realizzata agli inizi del primo millennio e attorno alla quale venne edificata la chiesa, consacrata nel 1408, che fu eretta in seguito ai plurima miracula avvenuti dopo l’apparizione della Beata Vergine Maria a una umile pastorella di Cervaro. Quindi Sua Beatitudine si è intrattenuto con la popolazione cervarese nel corso di un frugale rinfresco offerto in suo onore, conquistando i loro cuori con la sua carica di cordialità, affettuosità e affabilità. Infine, prima di far ritorno a Roma, ha privatamente fatto visita all’ing. Enzo Ruggiero che si è fortemente prodigato per assicurare la presenza di mons. Fouad Twal nella Terra di San Benedetto. Cervaro aveva già accolto nel passato eminenti personalità, tuttavia le loro visite sono avvenute nel corso di eventi drammatici come quelli della seconda guerra mondiale quando giunsero sul suo territorio il re di Gran Bretagna, Giorgio VI, o, due volte, il luogotenente generale d’Italia, Umberto di Savoia, oppure che si perdono nel tempo come quando vi giunse nel 1832 e poi nel 1843 il re delle Due Sicilie Ferdinando II di Borbone. Tuttavia quella del 22 ottobre 2013 è stata una data memorabile nel corso della quale è stato vissuto un evento suggestivo, emozionante e coinvolgente da ricordare e da tramandare alle generazioni successive per il privilegio che è toccato a Cervaro nell’aver potuto accogliere, seppur brevemente, un tale insigne, illustre e prestigioso ospite.

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