L’ospedale Gemma De Posis di Cassino. Storia e meriti del più importante nosocomio del Cassinate.

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di Olinto Ciamarra*
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Accompagnato da un’amara sensazione di rammarico è sempre vivo nel Cassinate il ricordo del suo vecchio ospedale. Oggi, lontano dalle pendici di Montecassino, un nuovo e moderno ospedale ha perso il suo antico nome, ha inutilmente cercato di rubare al passato qualche successo ed ora è costretto ad un progressivo disarmo.

044-14.jpgRimane la storia di quel passato, una storia particolare soprattutto nel tratto iniziale e in quello più prestigioso, poco più di vent’anni, dal 1958 al 1980, assieme alla straordinaria rinascita della città.
Correva l’anno del Signore 1357 quando la vedova di un ricco uomo di legge, con buona parte dei beni ereditati, realizzò ai piedi di Montecassino un ospedale destinato all’accoglienza dei pellegrini ed alla cura degli infermi. L’amministrazione dell’istituto, che in origine era affidata al Clero, forse per sopraggiunte inadempienze passò all’Abate cassinese e la gestione dei monaci benedettini consentì la secolare sopravvivenza dell’ospedale di Cassino. Altri ospedali dell’antico Cassinate amministrati da procuratori del Clero locale (fra questi S. Vittore, Cervaro, S. Elia, Vallerotonda, S. Angelo in Theodice, Rocca d’Evandro) in quel tempo cessarono ogni attività.
L’amministrazione dei monaci dell’Abbazia divenne ancora più impegnativa a causa dei frequenti adattamenti e miglioramenti della struttura esclusivamente destinata alla cura degli infermi dall’inizio del 1600; più tardi anche lo Stato italiano favorì quella sopravvivenza: l’ospedale di Cassino fu infatti compreso fra gli istituti pubblici di assistenza e beneficenza regolati da un’apposita legge. Con questa qualifica rimase in vita fino al 1944, anno in cui l’intera città e la famosa Abbazia di Montecassino furono rase al suolo durante la Seconda Guerra Mondiale.
Con i diritti di ricostruzione dell’istituto assistenziale, nel 1958 rinacque ai piedi di Montecassino un piccolo ospedale (generale di base di III categoria) giustamente intitolato a Gemma De Posis1, la gentildonna del Medioevo che aveva donato a Cassino il suo primo ospedale. L’esigenza di più adeguate risposte ospedaliere ad una diffusa e crescente domanda di salute determinò un sollecito e consistente ampliamento del nuovo edificio: due corpi di fabbrica laterali ne triplicarono l’originaria dimensione consentendo la successiva attivazione di nuove divisioni ed ulteriori servizi. Così ampiamente ristrutturato, il Gemma De Posis in pochi anni divenne un ospedale di eccezionale prestigio nonostante tutte le difficoltà di una profonda crisi del sistema mutualistico in vigore.
Ente con autonoma personalità giuridica, classificato come “ospedale generale provinciale”, già nel 1970 riusciva a gestire più di 350 posti letto con i necessari servizi sanitari, amministrativi, economali e tecnici. Era anche il presidio ospedaliero di riferimento per il sesto tronco dell’autostrada Roma-Napoli, uno dei tratti più incidentati della rete nazionale. Le divisioni ed i servizi in attività attestavano il non comune livello di complessiva qualificazione raggiunto: pronto soccorso con astanteria, medicina generale, chirurgia generale, pediatria con “lactarium”, neonatologia e patologia immaturi, ostetricia con nido e ginecologia con centro di sterilità coniugale, geriatria (unica divisione nel Lazio e rarissima in Italia) con unità operativa di endoscopia digestiva, oculistica con centro di oftalmologia sociale, urologia, nefrologia e dialisi (sette letti bilancia), anestesia e rianimazione (tre letti speciali), cardiologia e unità coronarica, radiologia, medicina nucleare (per tutto il Basso Lazio), laboratorio medico, centro trasfusionale, radioimmunologia in vitro e farmacia interna.
Quell’ospedale aveva la straordinaria capacità di assicurare ricoveri e cure alle popolazioni della città, dell’intero Cassinate, di numerosi altri Comuni del Lazio e dei territori campani e molisani di confine. Una valenza operativa così vasta era dovuta al valore professionale dei primari e delle équipes mediche, alla qualità delle prestazioni, alla centralità del Cassinate e ad un’antica gravitazione popolare non certo estranea all’influenza dell’Abbazia benedettina.
All’attività d’istituto si aggiungevano gli impegni per il regolare funzionamento di una scuola per infermieri professionali istituita nel 1972 e per il completamento dei corsi per tecnici di laboratorio medico e tecnici di radiologia medica. Le necessarie lezioni teoriche e pratiche erano assicurate da un organizzato gruppo di medici e non medici dipendenti, integrato da insegnanti esterni. Il carattere sociale e sanitario dell’impegno suscitava generale interesse anche per i costanti e consistenti riflessi occupazionali di giovani diplomati, in buona parte appartenenti alle comunità del Cassinate.
I locali del Consiglio d’Amministrazione, di tutti gli uffici del servizio amministrativo centrale e della scuola infermieri erano collocati in un unico edificio in locazione nei pressi della stazione ferroviaria. La carenza di spazi impedì anche l’attivazione delle unità operative di istopatologia, otorinolaringoiatria e malattie infettive, previste in pianta organica, insieme ad un centro tumori per l’intera provincia con adeguata dotazione di personale medico, infermieristico e tecnico.
Per effetto della famosa riforma sanitaria del 1980 il Gemma De Posis perse la sua autonoma personalità giuridica e, unitamente ad ogni altra attività sanitaria non ospedaliera ed a tutte le attività veterinarie, fu gestito dall’Unità Sanitaria Locale FR 10 e da un commissario straordinario sino al 30 Giugno 1994. Durante la successiva gestione manageriale dell’Azienda Sanitaria di Frosinone, il Gemma De Posis rimase in vita sino a quando fu sostituito dal nuovo ospedale, realizzato a quasi trent’anni dall’approvazione nel 1970 del suo progetto di massima da parte del Comitato Regionale di Programmazione Ospedaliera del Lazio.

* Già Direttore Amministrativo dell’ospedale di Cassino.
1 Per molto tempo fu erroneamente denominato “Gemma de Bosis”; fu corretto in “De Posis” con delibera della commissione per la toponomastica del Comune di Cassino nel 1994, ma mai ne fu data effettiva attuazione  essendo rimasto l’antico nome sia sulla facciata della struttura, sia sulle carte intestate. Il nome di “Gemma de Posis” non passò al nuovo ospedale, come sarebbe stato logico ed auspicabile – quest’ultimo si chiamò “S. Scolastica”, in onore della sorella gemella di S. Benedetto, per suggerimento dell’abate di Montecassino Bernardo D’Onorio –, ma fu recuperato in occasione della inaugurazione della “Casa della Carità”, che occupò parte dell’ala destra del vecchio nosocomio, consentendo in tal modo di perpetuare la memoria della provvidenziale benefattrice del medioevo [n.d.r.].

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