Roccasecca: presentazione del volume Il pittore svelato


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Studi Cassinati, anno 2017, n. 3
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Nella suggestiva chiesa di Santa Maria delle Grazie ubicata a Caprile di Roccasecca, è stata presentato, il 30 giugno 2017, il volume di:

Stefano Di Palma, La pala d’altare della Cattedrale di Aquino e la produzione artistica di Pasquale De Angelis tra Arpino, Roccasecca e Posta Fibreno nel secolo XVIII, Cdsc-Onlus, Cassino 2017, saluto introduttivo di Lucio Meglio, prefazione di Romina Rea, pagg. 72, illustr. col. e b./n.; f.to cm. 20,9×15,1; ISBN 978-88-97592-37-2

Dopo i saluti di Lucio Meglio, referente zonale del Cdsc-Onlus, si è passati alle relazioni tenute da mons. Giandomenico Valente, direttore dell’Ufficio diocesano per i Beni culturali e l’edilizia di culto della Diocesi di Sora, Cassino, Aquino, Pontecorvo, e di Romina Rea, responsabile diocesano dell’area Beni culturali, il tutto magistralmente coordinato da Fernando Riccardi. Infine l’autore ha approfondito vari aspetti emersi nel corso dei lavori e ha illustrato dal vivo alcune opere del pittore Pasquale De Angelis presenti nella chiesa di Caprile.

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Prefazione

di

Romina Rea

20 Roccasecca 1«Il volume comprende un catalogo di tutte le opere attribuibili a Pasquale De Angelis, un pittore di Casalvieri, attivo nella seconda metà del Settecento, che Stefano di Palma solleva da un lungo ed ingiusto anonimato, considerando principalmente il dipinto che è il vertice qualitativo della sua produzione.

Nel 1761 De Angelis realizza per la cattedrale di Aquino una pala d’altare con San Tommaso d’Aquino e San Bonaventura di Bagnoregio nell’atto di comporre l’Ufficio per la festa del Corpus Domini.

Al pittore non si richiedeva un’opera di carattere devozionale: la solennità del Corpus Domini era stata istituita da Urbano IV come primo passo verso la diffusione del culto eucaristico nella Chiesa Universale, nonostante le controversie ancora in atto, e pertanto, aveva rappresentato un momento fondamentale nella storia della Chiesa. Altrettanto notevoli erano i protagonisti a cui la tradizione legava la vicenda compositiva del Pange lingua, soprattutto per la città di Aquino a cui era legata l’origine di San Tommaso. Per di più la pala era destinata all’altare più importante della Cattedrale, quello del Santissimo Sacramento. La commissione era impegnativa e forse De Angelis non possedeva la formazione e le capacità artistiche per soddisfarla, ma ci riuscì: nel dipinto c’è tutta la complessità che il soggetto richiedeva, come ci mostra l’attenta analisi condotta da Stefano Di Palma. La pala d’altare viene prima illustrata attraverso gli elementi che concorrono alla definizione della scena, con particolare attenzione alle connotazioni settecentesche dello stile e della composizione, poi inizia il “racconto”.

Grazie ad una scrupolosa ricerca storica e ad una notevole preparazione che gli permette di orientarsi nell’ampio patrimonio dell’arte figurativa italiana, Di Palma ci presenta i soggetti tramite la loro tradizione iconografica e ci accompagna verso la comprensione dei motivi teologici, dei tempi storici e dello svolgimento della vicenda umana raffigurata nella pala. Al metodo e allo studio, si unisce, infatti, l’intuizione; così apprendiamo, ad esempio, che l’atteggiamento di Bonaventura è la trasposizione figurativa dell’umiltà con cui il Serafico, riconoscendo a Tommaso una grandezza superiore alla sua, distrusse la stesura del proprio Inno. Ma la storia di un dipinto non si esaurisce nel suo contenuto, perché comprende quella di chi l’ha voluto e di chi l’ha conservato nei secoli.

… Al termine della sua esposizione Di Palma ci avrà guidato attraverso le molteplici strade che portano alla comprensione di un’opera d’arte, permettendoci di riconoscerne il valore, non solo artistico, ma anche storico e documentario.

Lo studio approfondito della pala di Aquino rivela un pittore che, pur con evidenti limiti, ha maturato un linguaggio personale, riconosciuto da Stefano Di Palma in altre opere eseguite nel territorio delle antiche Diocesi di Aquino e Sora. È l’opera di un pittore che ha soddisfatto soprattutto le istanze della religiosità popolare della sua terra di origine, senza cadere nel facile devozionalismo, ma anzi tentando all’interno di iconografie tradizionali una propria originalità di esecuzione.

… Merito di Stefano Di Palma, è stato, quindi, non solo aver portato alla conoscenza di un pubblico più vasto un pittore che ha le giuste qualità per essere apprezzato, ma anche aver contribuito all’indagine sull’arte del suo territorio, ricco di testimonianze artistiche non ancora del tutto valorizzate».

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