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Francesco Di Giorgio, Cassino 2019
> Leggi su «Studi Cassinati» a. XIX, n. 4, ottobre-dicembre 2019, pp. 299-302
> Recensione
> Locandina
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Presentazione
Il Centro Documentazione e Studi Cassinati-Onlus con piacere e onore funge da editore di quest’ultima ricerca di Francesco Di Giorgio che è riuscito a far riemergere dalle polverose carte d’archivio una vicenda veramente stupefacente per le modalità con cui si è dispiegata, per i personaggi, negativi, che ruotarono attorno ad essa e, soprattutto, per i giovanissimi protagonisti, sfruttati, ‘martirizzati’, soggiogati, oppressi, maltrattati, martoriati. Gli studi specialistici e non, al pari delle ricerche scientifiche, si sono soffermati molto sull’emigrazione italiana che in determinati periodi storici ha portato milioni di persone ad abbandonare la propria terra di origine. Le direttrici di questo fenomeno, particolarmente intenso nel corso degli anni ricompresi tra l’Unità d’Italia e il secondo dopoguerra, furono i Paesi dell’Europa (Francia, Svizzera, Germania, Gran Bretagna) oppure quelli dell’America settentrionale e meridionale oppure dell’Australia. L’emigrazione interessò circa 25 milioni di persone e fu, dunque, un fenomeno di massa, indotto, favorito e innestatosi su un substrato sociale caratterizzato da diffusa miseria, indigenza delle popolazioni, forte disoccupazione e pressione demografica. Da tale fenomeno migratorio si sono sprigionate altre, particolari, specifiche, forme di sfruttamento che hanno coinvolto la parte più fragile e indifesa della società. Molti bambini hanno percorso le vie d’emigrazione di tutta Europa camminando, soprattutto a piedi, su strade di montagna per giungere in grandi città del vecchio continente, sia dell’occidente che dell’oriente, al seguito di suonatori ambulanti (d’organetto, di pifferi, di cornamuse), saltimbanchi, modelli, questuanti. Poi si è giunti a una forma acuta e terribile rappresentata dalla «schiavitù minorile» che ebbe come epicentro la Valle di Comino con ai suoi lati il sorano da una parte e il cassinate dall’altro, un’area una volta inclusa nella campana alta Terra di Lavoro e oggi ricompresa nel Lazio meridionale. Stupisce leggere nelle pagine del volume di Francesco Di Giorgio di personaggi senza scrupoli, come gli «incettatori», che solo per vil denaro non avevano remore nel setacciare le campagne al fine di individuare e reclutare i bambini da avviare nelle vetrerie d’oltralpe, che sottoscrivevano con le famiglie d’origine dei contratti come se si trattasse di compravendita di merce, che aguzzavano l’ingegno per mettere a punto nuovi stratagemmi da utilizzare per eludere leggi e norme sempre più restrittive, tuttavia non sufficientemente. Scomparsa questa brutta esperienza della «schiavitù minorile», ecco presentarsi, a distanza di nemmeno mezzo secolo, una nuova forma di sfruttamento di minori ancora una volta provenienti dalle stesse aree, quelle del Lazio meridionale, e ancora una volta dovuta alla miseria e al degrado sociale di una popolazione che aveva pagato duramente il passaggio del fronte bellico della Seconda guerra mondiale sul territorio in termini di perdita di vite umane, di impoverimento, di immiserimento, di devastazioni e distruzioni fisiche e morali. All’inizio degli anni Cinquanta del Novecento si palesò un losco traffico di bambini provenienti dal Cassinate, questa volta un fenomeno non internazionale ma a carattere nazionale. Infatti in quegli anni era stata scoperta una tratta di minori che venivano affidati, dietro compenso, dalle famiglie di origine a persone senza scrupoli per essere utilizzati in varie città d’Italia per l’accattonaggio.
Gaetano de Angelis-Curtis
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