Cronaca di un tempo che fu. Henrik Ibsen e il suo forzato soggiorno a Cassino.


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«Studi Cassinati», anno 2022, n. 3
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di Emilio Pistilli*

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Varie note di cronaca sono legate alla ferrovia di Cassino.

Henrik Ibsen.

Una ci porta alla fine di ottobre 1867, quando si verificò una interruzione della linea ferroviaria per Roma. A riferircelo è il drammaturgo norvegese Henrik Ibsen, che per quel motivo soggiornò a Cassino 12 giorni, dal 30 ottobre all’11 novembre 1867; era l’anno della pubblicazione di Peer Gynt.

L’illustre personaggio, che a quell’epoca risiedeva a Roma, dopo un periodo di soggiorno in Campania, per ultimo a Sorrento e poi a Pompei, mercoledì 30 ottobre, prese il treno per ritornare in sede. Ma giunto alla stazione di Cassino il treno si fermò, per un guasto tecnico, si disse, ma il motivo vero era lo scontro tra Garibaldini e milizie dello Stato Pontificio per la conquista di Roma da parte del generale Garibaldi; il tentativo, come è noto, culminò con la battaglia di Mentana il 3 novembre 1867, quando le truppe pontificie rinforzate da un battaglione francese, sconfissero i volontari garibaldini.

Ibsen, con la moglie ed il figlio di nove anni, fu costretto a sostare in città in attesa della riattivazione della linea ferroviaria. Alloggiò in una abitazione sopra l’ufficio postale mentre consumava i pasti alla «Trattoria Cassino» che si trovava in quello che sarà poi corso Vittorio Emanuele II – odierna via De Nicola, all’altezza del palazzo badiale –, dove mangiava bene con spesa modesta. In quel periodo scrisse da Cassino (che egli chiamava ancora San Germano) due lettere al Consigliere di Stato norvegese a Roma, Bravo.

Nella prima lettera, datata venerdì 4 novembre, scriveva: «Accidenti alla guerra. Qui siamo distanti poche miglia dalla frontiera papale, siamo fermi da mercoledì, con la speranza di poter entrare a Roma, ma finora inutilmente. La ferrovia è guasta, così dicono. Ma dove? Non mi danno nessuna risposta soddisfacente. L’unica sicurezza è che non vogliono emettere biglietti per Roma. Qui non sanno nulla per quando permetteranno ai viaggiatori di entrare; ma quando la ferrovia sarà riparata, non ci sarà più nulla che ci potrà fermare. […] Io vivo nella stessa casa, dove si trova il Telegrafo, e il biglietto può essere indirizzato qui oppure alla trattoria Cassino, dove mangiamo e mangiamo bene a un prezzo ragionevole».

La seconda lettera recava la data dell’8 novembre; in essa annunciava che la linea era stata “riparata” e che era giunto in stazione un treno da Roma: «Di nuovo devo risponderle con alcune poche righe. In questo momento mi accorgo che alla stazione è arrivato un treno da Roma. E questa sera si attende l’ordine di vendere di nuovo i biglietti per detta città a partire da domani. Per questa ragione, La pregherei vivamente con la Sua consueta gentilezza di far sapere a Giuseppe di informare il mio padrone di casa che noi partiremo con il treno il prossimo lunedì alle ore una e un quarto. Arriveremo quindi a Roma la stessa sera».

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Emilio Pistilli, La stazione ferroviaria di Cassino e la sua tormentata collocazione, Centro Documentazione e Studi Cassinati-Onlus, Cassino 2021, pagg. 61, illustr. col. e b./n.; f.to cm. 15×21, ISBN 978-88-97592-55-6

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* Estratto da E. Pistilli, La stazione ferroviaria di Cassino e la sua tormentata collocazione, Centro Documentazione e Studi Cassinati-Onlus, Cassino 2021, pp. 51-53. Il volume è reperibile, in formato PDF, in: https://www.cdsconlus.it/…/la-stazione-ferroviaria…/

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